Avellino e l'Irpinia commemorano le vittime causate dal sisma del 1980 ...

di Lucio Garofalo
A distanza di 45 anni dal sisma che sconvolse il quieto vivere delle nostre comunità, oggi si avverte l'esigenza di rispolverare la memoria, personale e corale, del tragico evento tellurico e delle vicende storiche ed umane che ne seguirono.

Credo sia doveroso iniziare dalle sincere testimonianze di amicizia e di solidarietà, dagli attestati concreti di soccorso ed assistenza materiale e morale forniti da coloro che in seguito furono ribattezzati come gli "angeli del terremoto", che diedero prova di una generosità e un'umanità assai rare, profusero un impegno collettivo che vide migliaia di giovani provenienti da qualsiasi angolo d'Italia e d'Europa a donare alle popolazioni colpite conforto morale ed assistenza materiale, scavare tra le macerie e salvare i sopravvissuti, soccorrere i feriti. Infine, per contribuire alla fase immediata, più difficile e dolorosa, dell’emergenza post-sismica. Quindi, mi preme raccontare ai più giovani la memorabile esperienza dei "Comitati popolari", sorti nella fase dell'assegnazione e della gestione pubblica dei prefabbricati. Una fase in cui furono promossi altri processi decisionali di straordinaria rilevanza e di valore etico-civile. Con sommo piacere rievoco la vicenda storica di RPL, Radio Popolare Lioni, un luogo di aggregazione e di partecipazione sociale e di controinformazione proletaria, attivo già negli ultimi anni '70, quindi nel periodo antecedente al sisma del 1980. Ricordo i dibattiti vivaci, i momenti di impegno politico e di lotta nei primi anni dopo il terremoto, attraverso il "Coordinamento Giovani Lioni", un'indimenticabile ed originale esperienza di crescita personale ed intellettuale, durante la quale trovai la maniera di mettere a frutto la mia passione per la militanza politica e per la scrittura, pubblicando nel 1982, se non erro, il primo articolo sulle pagine di un foglio ciclostilato, autoprodotto da un circolo locale di giovani, che decisero di condividere un'istanza di protagonismo civile, di antagonismo sociale e di auto-organizzazione sul terreno politico-culturale. Ricordo pure le iniziative contro-culturali, di rottura e di critica socio-politica, alle quali diede impulso il "C.R.A.C." (un acronimo del Centro Ricreativo di Aggregazione Culturale), che chiuse quella fase di proficua emancipazione e cambiamento, in senso progressivo, di impegno e di partecipazione civile e politica di massa, nella realtà viva del mio "borgo natìo", nel corso dei primi anni '80, che segnarono in modo incisivo la fase storica dell'emergenza post-sismica e l'avvio, ancorché incerto, della ricostruzione. La ripresa di un impegno politico e di una partecipazione di massa coincise con la fine degli anni Novanta, in seguito all'avvento del "movimento no-global", che coinvolse un'intera generazione di giovani (e meno giovani) anche in Alta Irpinia. In chiusura, rammento che nei cortei e nelle mobilitazioni che si svolsero nella prima metà degli anni '80, a cui presero parte numerosi militanti di origine irpina, uno slogan assai urlato e diffuso era: "Ai morti dell'Irpinia non basta il lutto: pagherete caro, pagherete tutto!". Oggi mi pare che le vicende storiche abbiano fornito ampie dimostrazioni che a "pagare" sono sempre gli stessi soggetti: i più vulnerabili, i reietti ed i miserabili, gli "invisibili" della società capitalista e consumista di massa.