di RAFFAELE LAURO
Di tutte le provocatorie battute di Vittorio Feltri, non di rado inconferenti e inappropriate, talvolta ridanciane, sempre sopra le righe, alle quali siamo abituati, quest’ultima sulla mia città, Sorrento, può essere considerata la più infelice, inconferente, inappropriata e grossolana di tutte.
Ma il direttore, al quale non mancano intelligenza, arguzia e vis polemica, questa volta è caduto proprio male. Sorrento è un luogo magico di fama internazionale, conosciuto in tutto il globo terracqueo e celebrato, nei secoli dei secoli, in opere immortali, da poeti, scrittori, musicisti, filosofi e leader politici, il cui elenco riempirebbe tutti i libri scritti da Feltri. Sono certo che non solo Silvio Berlusconi, ma chiunque conosca bene la storia di Sorrento, il suo rango e il suo livello di civiltà dell’accoglienza, sarebbe onorato di essere nato a Sorrento. Sorrento, caro Feltri, non appartiene orgogliosamente soltanto al Sud del nostro paese, ma appartiene al Mondo, perché evoca pace, bellezza e amore, piuttosto che fascismi o leghismi di sorta.