All’Antoniana applaudite “passerelle” di autori isolani promosse dalla direttrice Lucia Annicelli: accolto con entusiasmo l’ischitano Pino Macrì col suo libro “Leijda, la sposa albanese”, romanzo fra Ischia e l’Albania

di Gennaro Savio
E’ nata durante la pandemia da Sars Covid-19, nel corso di una delle tante notti insonni caratterizzate dalle restrizioni del lockdown, l’idea dello scrittore Pino Macrì di scrivere “Leijda. La sposa albanese”, il romanzo presentato nei giorni scorsi a Ischia presso la Biblioteca Antoniana egregiamente diretta dalla dott.ssa Lucia Annicelli.

In una sala strapiena di persone nonostante le tantissime iniziative di carattere artistico e culturale che sull’Isola si svolgevano in concomitanza, il noto e stimato giornalista isolano Ciro Cenatiempo ha condotto la presentazione che ha visto la partecipazione attiva dei presenti i quali, in tanti, positivamente colpiti dalla storia raccontata, hanno preso la parola per complimentarsi con l’autore e porgli varie domande.
La storia, come ci ha spiegato lo stesso Pino Macrì, s’intreccia tra l’isola d’Ischia e l’Albania in una trama che vede tra i principali protagonisti un giudice poco incline ai sentimentalismi, rigoroso e pieno di sé che parte alla volta dell’Albania per cercare notizie del padre disperso in guerra.
E in quella “terra altra” incontra Leijda, una donna bellissima, affascinante, misteriosa.
Il romanzo si propone come un giallo venato di noir che ripercorre le origini di una morte improvvisa, ma è soprattutto una storia d'amore, impetuoso e viscerale, che lega, attraverso fili arcani, i destini dei due protagonisti: Leijda avanza come altèra regina dai capelli infuocati nel vapore perlaceo dell'alba, e Pietro, occhi colore del mare, dinnanzi a lei perde le parole. Un amore fatale. Da cui non c'è ritorno.
Al termine della presentazione a cui sono intervenuti anche la professoressa Anna Di Meglio, il presidente del Centro Studi Isola d’Ischia Francesco Mattera e l’assessore Luigi Di Vaia in rappresentanza del Comune di Ischia, il giornalista Ciro Cenatiempo ai nostri microfoni ha sottolineato come Macrì nello scrivere il suo romanzo si sia perfettamente calato nella natura selvaggia che all’epoca della storia raccontata caratterizzava sia l’isola d’Ischia che l’Albania. “Questo libro va letto tutto d’un fiato - ha affermato Cenatiempo - perché è un romanzo epico, ambientato quarant’anni fa tra l’isola d’Ischia e l’Albania che era un Paese selvaggio com’è in gran parte adesso. E’ un romanzo straordinario che si fonda sull’amore ma ha anche un forte valore intimo. Infatti l’autore racconta di sé attraverso le descrizioni dei paesaggi, e della propria continua immersione nella natura. Pino Macrì sta nella natura e ci insegna a starci. Questo è il messaggio straordinario del libro.”