Il Vangelo della Domenica del 28 novembre 2020 (video) - S1 TV

XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Mt 21, 33.43 - In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre.

La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Commento di don Gigi Pini (1950-2023)

Noi vogliamo essere “quel popolo che porterà frutti “! È la “vocazione” che ci viene dal Battesimo, dal Sacramento che c’inserisce nel Figlio come il tralcio nella vite. È la vocazione di chi vuole essere “terra buona “perché il seme gettato possa davvero portare molti frutti. Noi vogliamo essere “quel popolo” che nasce e si forma e cresce nella Parola, nel Pane e nel vino: in pratica nell’Eucarestia partecipata e vissuta nelle strade della vita. Noi “vino “e “pane “. Ma fino a quando vorrò conservare la mia identità d’acino, e la difenderò a denti stretti…fino a quando non accetterò di essere spremuto con gli altri acini…fino allora non potrò mai diventare vino, non potrò mai “essere eucaristia”! E, prima ancora, fino a quando non vorrò essere inserito nella Vite…non ci sarà alcuna possibilità di diventare frutto. E ancora, devo smetterla di voler rimanere un chicco di grano: bello e inutile. Devo accettare di essere macinato per diventare pane, da mangiare…come Lui lo è per me. Far “fruttificare” il regno vuol dire che io devo diventare uva e grano, vino e pane. Il segno e il riferimento di “come” fare è la Messa, l’incontro con Lui: il Suo Corpo e il suo sangue che mi danno la forza e il coraggio per essere anch’io “cibo” per gli altri. Ma c’è anche la Sua parola, quel seme che dobbiamo lasciar cadere nel cuore e nella testa: quel “seme” contiene le “indicazioni” concrete per come comportarci, ragionare, amare… essere “macinati” … Noi dobbiamo e vogliamo essere quel popolo capace di far fruttificare il Regno di Dio. La Parola e i Sacramenti, che sono i segni della Sua Presenza, mi aiuteranno.