Acqua Lete, niente ferie da giugno a settembre: la Cgil proclama otto ore  di sciopero - la Repubblica

L'Acqua Lete ancora una volta palesa la volontà di non voler praticare corrette relazioni sindacali. All’ultimo tavolo di confronto invece di discutere e cercare di affrontare il merito delle tante problematiche che vivono le lavoratrici ed i lavoratori, l’azienda di fatto rompe dopo pochi minuti il tavolo sindacale, pretendendo come presupposto della discussione le nostre scuse in riferimento ad un nostro precedente comunicato, del 13 febbraio, presuntivamente e infondatamente ritenuto, in un passaggio, offensivo nei confronti della azienda, laddove lo stesso rientrava, come sempre, nella normale dialettica tra le parti sociali". Lo denuncia il segretario generale della Flai Cgil Tammaro Diana in una nota.

"È stato subito chiaro - prosegue - l’intento di far saltare il tavolo e di porsi come “padrone in casa propria” dove tutto gli è dovuto in spregio a qualsiasi normativa contrattuale e a qualsiasi rispetto delle tutele di dignità e decoro delle lavoratrici e dei lavoratori. La nostra azione sindacale va nella direzione di stabilire condizioni di normalità e vivibilità per le lavoratrici ed i lavoratori. Riteniamo assurdi: il blocco delle ferie nei tre mesi estivi, andando a negare la possibilità alle lavoratrici ed i lavoratori di riposare e andare qualche giorno in vacanza con i propri affetti; la strutturazione di turni di lavoro ed i relativi cambi senza un congruo preavviso, spesso comunicati la sera per la mattina seguente, richiedendo di fatto una costante reperibilità che va a minare pesantemente la serenità personale, dei propri cari e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; lavoratrici e lavoratori spostati di reparto senza preavviso e senza un periodo sufficiente di affiancamento e formazione, minando a nostro parere anche aspetti che riguardano la sicurezza del lavoro stesso; sottoporre continuamente i dipendenti a ferie forzate, senza neppure una congrua comunicazione, creando imbarazzo e mortificazione a quanti si recano in azienda e vengono allontanati ed invitati a tornare a casa. Questioni che dovrebbero essere oggetto di corrette relazioni sindacali e discusse con il rappresentante sindacale aziendale. Tutto ciò viene declinato, invece, con cieca imposizione, figlia di una cultura neppure adeguata a una moderna concezione aziendalistica. Atteggiamenti lesivi dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ma nocivi anche per un’azienda di grandi dimensioni commerciali e mediatiche e proprietaria di un grande marchio leader del settore con una caratura internazionale".

Per il segretario della Flai "questi metodi hanno attirato anche attenzione della politica nazionale con ben due interrogazioni parlamentari presentate nel Senato della Repubblica: una al Ministro del Lavoro e l’altra al Ministro dello Sport in quanto il marchio è Premium Partner della FGCI. Ciò nonostante, l’azienda continua imperterrita sulla stessa strada. Infatti è da tempo che denunciamo questi metodi, lontani da quello che stabilisce il Contratto Nazionale di Lavoro di riferimento e dalle normative vigenti in materia di lavoro. La scrivente Organizzazione continuerà a rappresentare e sostenere le rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori nella volontà di conquistare condizioni di lavoro più civili e rispettose delle loro tutele e dei loro diritti. Pertanto la mobilitazione continua in tutte le forme e nella lotta sindacale che riterremo opportuna rivolgendoci anche a tutte le Istituzioni interessate", conclude.