In precedenza era stato consigliere comunale delMsi per due mandati, nel 1985 e nel 1990. «Partiamo dal titolo – ci dice Viespoli -: è chiaro che è una provocazione, perché in realtà la questione meridionale così come l’abbiamo conosciuta sinora non c’è più. Quando il Mezzogiorno presenta dei dati demografici che non ci sono mai stati dall’Unità d’Italia, quando il sistema universitario non attira più, né all’interno né all’esterno,quando gli investimenti subiscono una nuova crisi; quando, a tutti i soliti, conosciuti problemi del Sud oggi se ne aggiungono di nuovi, ecco, quando accade tutto questo ci troviamo di fronte a un nuovo terribile scenario: c’è il serio rischio – denuncia Viespoli – che in prospettiva troveremo un meridione senza più meridionali, forse il governo la vuole risolvere così, l’antica questione: con una desertificazione lenta ma inesorabile del Mezzogiorno».«Ma c’è poi un’altra questione – spiega Viespoli – passata inosservata: è dal 2001 che il Mezzogiorno è di fatto uscito dalla Costituzione. Perché fu modificato l’articolo 119 dove c’era ben specificato il superamento del divario nord-sud, articolo modificato dalla famosa riforma del centrosinistra. Centrosinistra – prosegue Viespoli – che non ha mai sollevato seriamente la questione, ma anzi, con quella riforma, ha cancellato la missione relativa al Sud. E anche il centrodestra, un po’ pigro e subalterno al centrosinistra, non ha mai agitato in modo significativo la questione, che di fatto è scivolata via dall’agenda di governo». «Quindi, una forza autenticamente di centrodestra dovrebbe individuare e sostenere una nuova missione nazionale per il Sud, che è poi quella dei diritti fondamentali, dalla mobilità alla salute, dalla sostenibilità all’istruzione». «Tra l’altro – dice l’esponente di Azione Nazionale – nessuno rileva più che il Mezzogiorno finora ha pagato più di altre aree l’ingresso in Europa, perché quando si elimina la leva fiscale è chiaro che a soffrire di più sono le regioni più debili e fragili, che di fatto mantengono solo i costi. E nel Sud, grazie ai governi locali e in particolare a quelli regionali, gli imprenditori pagano ad esempio più Irap, con il risultato di avere solo una fiscalità di svantaggio anziché di vantaggio, come dovrebbe essere. Il risultato è che le imprese meridionali oggi pagano più tasse quindi perdono competitività». Per questo, sostiene Viespoli, il problema è ora nazionale: «Lo sviluppo del Sud è un interesse comune: e se non cresce, non cresce l’Italia». In conclusione, Viespoli ricorda un celebre convegno del 2007 a Bari, intitolato «Sud, un’altra idea», nei cui atti c’è un preciso programma per la rinascita del Mezzogiorno: «Ed è da lì che dobbiamo partire – conclude – le idee ci sono. Quello che oggi manca è una forza politica che le sostenga, e se il Sud non lo si recupera da destra, non lo si recupera più».