Coronavirus a Reggio Calabria, si fermano anche i medici di base. «Non  possiamo lavorare senza protezioni» · Il Reggino

Un tema cruciale riguarda l’assistenza domiciliare durante la pandemia: “I dispositivi di protezione individuale sono stati insufficienti per mesi. In un ambiente altamente contaminato, come quello domiciliare, non bastano mascherina, visiera e guanti. Ricordo le tre vittime, i tre medici di famiglia, morti a causa del contatto con pazienti positivi. Servono gli stessi dispositivi di protezione nei reparti Covid e nei domicili”. 

A parlare è Luigi Sparano, Segretario provinciale della Federazione Medici di Famiglia, a Radio Crc Targato Italia durante la trasmissione di Corrado Gabriele Barba&Capelli, in onda dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9. 

“Noi di medicina generale - ha continuato Sparano - abbiamo partecipato alla stesura di un protocollo sulla gestione della domiciliarità. 

Chiediamo sistemi in remoto per far sì che i pazienti si automonitorino prima che il medico acceda al domicilio. E’ un’occasione per conoscere le condizioni generali del paziente e accedere in maggior sicurezza”. 

Sparano, in conclusione, ha affrontato il tema dell’assistenza domiciliare e del ricorso degli asintomatici al pronto soccorso: “Molti pazienti asintomatici si recano al pronto soccorso senza valide ragioni ma questo accade spesso durante il periodo influenzale, non solo ora. Anche per l’esecuzione dei tamponi c’è stato un automatismo a ricorrere al pronto soccorso. Gli interventi dell’USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziali, sono stati impiegati solo per i tamponi ma in realtà dovrebbero supportare i medici di medicina generale”.