Raffaele Lauro

«Alcuni laudatores si spingono a profetizzare che Mario Draghi, dopo aver riportato sulla retta via l'Italia, porrà mano alla riforma anche delle istituzioni europee, che hanno registrato, anche di recente, clamorosi fallimenti.

Il noto realismo del premier lo metterà certamente in guardia da queste prospettive, allo stato enfatiche e superficiali, anche perché i principali nodi cruciali, non gli unici, del piano nazionale di ripresa e di resilienza restano tutti da sciogliere: una governance, affidata anche alle amministrazioni locali, che non generi un'ennesima anarchia istituzionale; i principi da condividere, entro l'anno, delle leggi delega per le riforme, a partire da quelle sul fisco, la giustizia, la semplificazione e la concorrenza, di maggiore interesse per le Pmi; la ripartizione, per settori e territori, delle prime risorse che dovrebbero auspicabilmente arrivare, entro il 2O21. Governance, riforme strutturali e ripartizione dei fondi, che vedono, allo stato, completamente agli antipodi i partiti della maggioranza di unità nazionale, in relazione ai rispettivi mondi elettorali di riferimento, agli interessi costituiti, alle corruttele, alle lobby e alle clientele al seguito. Unimpresa confida che il premier riesca a domare gli appetiti dei partiti, a far ingoiare i rospi necessari ai cosiddetti alleati della maggioranza e a trasformare i disvalori politici del passato in valori per il futuro. Naturalmente, tutto da verificare». Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Pur non associandosi al coro trionfale e talora del tutto acritico, diffuso nei partiti della maggioranza e della maggior parte dei commentatori, che ha accolto il passaggio parlamentare, ad alta velocità, della bozza di Recovery Plan italiano, Unimpresa apprezza la determinazione, da statista, con la quale il premier Draghi ha sostanzialmente imposto, con il garbo che lo distingue, e pur costretto ad esautorare di fatto il ruolo del Parlamento, un documento programmatorio blindato. Un piano, composto di missioni e di riforme strutturali, tanto attese, che dovrebbero consentire, da un lato, l'ottimale e produttivo utilizzo delle risorse europee per uscire dalla crisi economico-sociale post pandemica e, dall'altro, realizzare una rivoluzione copernicana che modernizzi le infrastrutture, pubbliche e private, del nostro paese, cancellando arretratezze decennali,  cattiva gestione, corruttela diffusa, tutela di interessi costituiti e, non da ultimo, stupidità politica. In poche parole, tutti i disvalori che hanno caratterizzato la classe politica degli ultimi anni, la stessa campagna elettorale del 2018 e i governi che si sono succeduti nella prima parte di questa tormentata legislatura. Un autentico contrappasso dantesco nella storia politica nazionale» aggiunge il segretario generale di Unimpresa.