Un corso per pizzaioli nel carcere di Brescia

Il pizzaiolo Ciro Di Maio celebra la Giornata Mondiale del Pomodoro a Brescia con un corso gratuito di pizza partenopea. Unico requisito per partecipare: spegnere il cellulare e accendere il cuore. “Vogliamo ricreare l’ambiente delle famiglie napoletane di un tempo e valorizzare la storia del pomodoro”.

“Qui dentro non serve il telefono. Serve la voglia di stare assieme”. È questo lo spirito con cui Ciro Di Maio, pizzaiolo napoletano trapiantato a Brescia, ha deciso di celebrare la Giornata Mondiale del Pomodoro, che ricorre il 15 giugno, lanciando un’iniziativa che è insieme un laboratorio di cucina e una piccola rivoluzione culturale. 
Lunedì 16 giugno, dalle 19.30 alle 21.30, nel suo locale “San Ciro” in via Sorbanella (a due passi dal multisala Oz, a Brescia), si terrà un corso gratuito per imparare a fare la pizza napoletana: impasto, stesura, cottura nel forno a legna e assaggio finale. A settembre l’iniziativa verrà replicata in modo più strutturato, con un vero e proprio piano di formazione della durata di 40 ore (info e prenotazioni: 030 3534570 / 339 4079411).
La vera particolarità sta nella scelta di come vivere il corso: saranno vietati i telefonini. Non è una boutade né una provocazione. È una scelta precisa, profondamente sentita. «Oggi non ci si guarda più negli occhi. Siamo in cucina, ma ognuno ha la testa altrove. Questo corso vuole essere un ritorno ai tempi lenti, veri, quelli in cui si cucinava tutti insieme, senza filtri, senza selfie, senza notifiche. Solo con le mani sporche di farina, la voce della nonna che racconta una storia e il forno che crepita», racconta Ciro.
L’iniziativa di “San Ciro” nasce dalla volontà di riconnettersi con le radici, con quella cultura napoletana in cui la cucina è prima di tutto condivisione. La pizza, in particolare, è un rituale familiare: la domenica, i tavoli larghi, le mani che impastano, le risate tra i bambini. Un tempo lento, umano, vero. «La pizza non è un prodotto da consumare, è un atto d’amore. Farla insieme è come suonare uno strumento in armonia. E quando c’è un forno acceso e un impasto che cresce, non c’è bisogno di schermi. C’è solo bisogno di persone», spiega Di Maio.
E per questo, l’uso dei cellulari sarà completamente vietato durante il corso. All’ingresso, chi partecipa verrà invitato a spegnere il telefono e a riporlo. Nessuna foto, nessun video. Solo presenza, dialogo, condivisione.
Un gesto controcorrente in un mondo sempre più digitale, ma che trova sempre più sostenitori: famiglie, coppie, amici che desiderano vivere un’esperienza autentica.
Il laboratorio del 16 giugno è aperto a tutti, anche a chi non ha mai messo le mani in pasta. Si imparerà a dosare acqua e farina, a conoscere i segreti della lievitazione, a stendere con rispetto un impasto vivo, a gestire la temperatura del forno a legna. E infine si condividerà la pizza, tutti insieme, in un’atmosfera che richiama le cucine delle nonne, i vicoli di Napoli, le chiacchiere davanti al forno acceso. Ma soprattutto, sarà un’occasione per fermarsi, guardarsi negli occhi, riscoprire la bellezza del tempo lento. «C’è qualcosa di sacro nel fare la pizza insieme. È una danza, una preghiera, un gioco. Ma soprattutto è famiglia. E la famiglia non ha bisogno di wifi», dice Ciro.
Il corso si tiene nel giorno successivo alla Giornata Mondiale del Pomodoro, frutto che è cuore pulsante della tradizione gastronomica italiana. Già lo scorso anno, Ciro aveva celebrato questa ricorrenza con una pizza speciale a tre pomodori – San Marzano, datterino siciliano e pomodorino giallo del Piennolo – pensata come un abbraccio tra Nord e Sud, dolcezza e acidità, colori e territori diversi. Un gesto gastronomico, ma anche simbolico: un inno all’unione in tempi di divisioni. “Il pomodoro - ricorda Ciro - è rosso come il cuore, come la passione, come la fiamma del forno. È il centro della mia cucina e della mia filosofia”.
Ricordiamo che quella di Ciro Di Maio è una storia di riscatto. Nato nel 1990 a Frattamaggiore, ha lasciato gli studi per lavorare, ha fatto la gavetta nei forni del Nord e nel 2015 ha avuto la sua svolta: ha rilevato la pizzeria dove lavorava e oggi è titolare unico del ristorante “San Ciro”, dove dà lavoro a 15 persone.
Il suo è un locale che unisce tradizione verace e cucina gourmet, frequentato da vip, calciatori, artisti, ma soprattutto da gente comune che cerca una pizza fatta come si deve, con ingredienti DOP, tecniche artigianali, attenzione ai dettagli e all’anima. Non è nuovo a iniziative dal forte valore sociale: ha insegnato a cucinare in carcere, ha formato studenti del Rione Sanità di Napoli, ha organizzato serate di beneficenza e corsi per giovani pizzaioli. Perché, come dice spesso, «La pizza ti salva, se la sai ascoltare. E se la fai con amore, ti insegna tutto: il rispetto, la pazienza, l’arte dell’attesa».