Astensionismo elettorale fenomeno in crescita - Caseper

di Lucio Garofalo


Il dato politicamente più significativo, che emerge con forza dalle elezioni amministrative delle ultime settimane, è un incremento inarrestabile dell'astensionismo.

È il fenomeno politicamente e direi storicamente più rilevante ed evidente, che assume dimensioni di massa mai registrate in passato. È una cifra da leggere con lucidità e con onestà intellettuale, obiettivamente, sia nella forma di una reazione di protesta e/o di rifiuto, di matrice quasi anarcoide, verso l'establishment politico-istituzionale, sia nell'accezione di una risposta di indifferenza (ossia "menefreghismo") di stampo classico. È un bacino astensionistico di ampie dimensioni, che si espande e si esprime in forme e modi radicali, in prevalenza nelle aree periferiche e degradate delle grandi metropoli italiane (Roma, Milano, ecc), laddove il disagio economico e sociale è sempre più diffuso ed intollerabile, ma persino nei centri urbani più piccoli del Paese, in cui si diffondono sacche di povertà e di malessere materiale e sociale, che determinano una spinta verso l'astensionismo elettorale quale segno di rivolta, quasi "silenziosa" e/o sotterranea. Eppure, chiunque sappia leggere con serietà ed onestà intellettuale e politica il dato dell'astensionismo, che registra percentuali sempre oltre il 50%, mai riscontrate nel passato in Italia, si rende conto delle "urla" di dolore, di malessere e di rivolta, provenienti da settori sempre più vasti della società italiana ad ogni tornata elettorale.