Al Rada di Positano la cucina di Nunzio Spagnuolo incanta più del panorama  mozzafiato - MangiaeBevi

I piatti della tradizione, ovvero quelli legati alla memoria di ognuno di noi; magari quelle pietanze che riportano ai ricordi i momenti vissuti nelle cucine delle nonne. Il luogo delle relazioni, delle chiacchiere, dello scambio di notizie.  Queste ricette nel momento stesso in cui esse escono dal contesto in cui sono nate subiscono una mutazione. Evolvono. Questi piatti oltre che buoni, diventano belli… Stupefacenti!

I libri, le riviste, gli appunti delle nonne -  che scrivevano le ricette sui quaderni – sono le fonti di ispirazione dello chef Nunzio Spagnuolo, patron delle cucine del “Rada Beach Bistrot” e del “Rada Rooftop” di Positano. “Non si poteva mica googlare allora!”, ironizza Nunzio. Ogni suo piatto evoca un episodio, un ricordo, un’emozione.

“Il cibo deve essere buono da mangiare e soprattutto buono da pensare, anche perché il sapore lo dà l’appetito – spiega Nunzio -. E il termine “appetito” viene da appetire, desiderare, un’azione non guidata dalla ragione, stimolata da profumi, ricordi, relazioni e magari da immagini”. “Il gusto dei piatti della tradizione non può essere dimenticato – afferma lo chef -. In un mondo in costante evoluzione, aggrapparsi a quelli che possiamo definire i sapori della memoria rappresenta un modo per mantenere il contatto con il passato”.

Ecco perché sono nati i “ravioli di patate con ragù di moscardini” proposti nel menù del “Rada Beach Bistrot”. Ed ecco perché Nunzio ha creato la “panzanella con sashimi di dentice e moka al pomodoro” (che viene servita ai tavoli accompagnata da una caffettiera contenente un caffè al pomodoro) e il “sorbetto pesca, basilico e champagne”, rispettivamente antipasto e pre-dessert del menù del “Rada Rooftop”. Perché sono pietanze che vanno dritto alla materia prima e che vogliono interpretarla nella sua sostanza. E anche se nell’aspetto questi piatti potranno non assomigliare al polpo alla Luciana con patate, alla panzanella, o alla “sangria napoletana” (ovvero il vino con le pesche) preparati dai nostri nonni, quel che è certo è che non se ne discostano nel gusto.

“Questo percorso gustativo secondo noi rappresenta al meglio la nostra idea di piatto della tradizione. O meglio quando la tradizione incontra l’innovazione”, conclude lo chef.