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Nijinsky, il buffone di Dio' al Nuovo Teatro Sancarluccio - ExPartibus

Il ballerino che ha cambiato la storia della danza e il rapporto morboso ed ossessivo con il suo impresario e dominus. Tra di loro, una donna di troppo, decisiva nella rottura tra i due uomini, seguita dal precipitoso declino del genio di Kiev, e dalla precoce morte del suo mentore.
"Nijinsky, il buffone di Dio": Un Viaggio lancinante, dark, di liquida e onirica follia .
 
Imprigionato e ostacolato nei movimenti, pur aggraziati, pur disperatamente vitali, l'infelice étoile rivive come in un disperato autodafé i passi (danzati e non) che lo hanno portato dalla fama alla fame, con una presa di coscienza a tratti lucida, a tratti ferinamente inconsulta. E il cervello trapanato da una sola ossessione: fare fuori l'ingombrante immagine del suo padre-padrone, Djagilev, dalla sua mente oppressa e malata. Tra rabbia, malinconia, gioia estatica, poesia, dolore, strazio, angoscia ed infantile slancio, si consuma un'esistenza devota e irrequieta, destinata – come sempre accade nei casi geniali – a durare poco. Troppo poco. 
 
Sullo sfondo la figura mistica e disperata della moglie  Romola de Pulszky; un passo a due morboso la loro vita, una partita a scacchi, senza nessun vincitore. 
 
Il Nijinsky di Antonio Mocciola e Diego Sommaripa é una bestia alle corde, che cerca disperatamente di danzare nonostante le ferite, le inibizioni, le corde che zavorrano il corpo indifeso dell'attore, e che pure, allo stesso tempo, lo proteggono. Così fu Vaslav, animale libero nell'anima, schiavo nel cuore.

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