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Obbligatoria la didattica a distanza, ma a Pasqua niente lezioni online -  La Stampa

In poco più di un anno di pandemia, la scuola italiana ha mostrato tutta la sua forza e allo stesso tempo tutte le sue debolezze. Da una parte c’è chi ha lottato duramente per supportare i ragazzi e continuare a fare lezione, anche grazie alla tecnologia digitale e di rete, ma dall’altra si sono palesati tutti i limiti del nostro sistema scolastico ed educativo.

La didattica a distanza (Dad) ha dato una mano, ma nell’insieme l’impressione è che questo anno di pandemia è costato caro alla scuola italiana e soprattutto ai suoi studenti. Secondo un nuovo studio della Banca d’Italia la dad potrebbe avere delle ricadute piuttosto marcate su famiglie e studenti, che, se non affrontate rapidamente potrebbero lasciare strascichi pesanti, se non duraturi.

Studiare non è mai stato facile e la didattica a distanza ha di fatto creato molti problemi, tra cui: difficoltà nel dialogo tra studenti e insegnanti, difficoltà a seguire la lezione e comprendere i concetti, difficoltà nel mantenere alta la concentrazione.

Come spesso accade, introdurre l’elemento tecnologico all’interno di un sistema, in questo caso quello scolastico, può rafforzare vecchie criticità o crearne di nuove. In questo caso si è osservato che la disponibilità di una migliore connessione a internet e di efficienti dispositivi elettronici (pc, Mac, tablet), ha favorito gli studenti provenienti da famiglie economicamente solide.

Al contrario, gli studenti di famiglie economicamente svantaggiate o quasi ha determinato un accesso alle lezioni in dad sempre più difficoltoso, spesso per connessioni di scarsa qualità e per la mancanza di dispositivi in grado di funzionare a dovere per diverse ore di fila.Situazioni che hanno aggravato il livello di disuguaglianza socio-economica tra gli studenti, favorendo in alcuni casi l’abbandono scolastico.

Ma non solo, perché la dad ha anche coinvolto direttamente le famiglie nelle attività scolastiche dei figli, ampliando di nuovo il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro, perché sono le donne che si sono fatte più carico delle necessità dei figli a scuola.

Molte donne hanno lasciato il lavoro, o se l’avevano perso durante il lockdown non lo hanno più cercato, stando più tempo a casa e a sostegno dei figli. Situazione che è andata peggiorando al Sud, dove già la donna soffriva un contesto di disuguaglianze e discriminazione.

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