
Pietro Andrea Cappella fu ingiustamente detenuto nell’ambito dell’inchiesta Assopigliatutto, lo Stato condannato a risarcirlo con 3.500 euro a titolo di riparazione.
A sentenziarlo la Corte di Appello di Napoli, con il collegio specializzato per la riparazione dell'ingiusta detenzione, composta dal Presidente Donatiello, Giudice Consigliere relatore Gallucci, e giudice Consigliere Cioffi, che ha accolto la istanza di riparazione presentata nel luglio 2020 dal difensore di fiducia Paolo Falco, e tesa ad ottenere la riparazione per l'ingiusta detenzione subita dall’ex presidente del Consorzio di Bonifica Sannio Alifano, Pietro Andrea Cappella, erroneamente arrestato nell’ambito dell’inchiesta Assopigliatutto e detenuto in carcere dal 13 settembre al 3 ottobre 2016, con l’accusa di corruzione aggravata e turbativa d’asta.
La Corte di Appello di Napoli ha liquidato in favore di Cappella, oggi come allora coordinatore del Gal Alto Casertano, la somma complessiva di 3.500 euro a titolo di riparazione per ingiusta detenzione e condannata l'Amministrazione dello Stato al pagamento di tale somma in suo favore.
Con ordinanza emessa in data 7 settembre 2016, nell’ambito della più vasta indagine a carico della Termotetti Costruzioni, e che portò all’arresto di una pluralità di sindaci ed amministratori dei comuni del medio e alto Volturno, il Giudice per le Indagini Preliminari Ivana Salvatore disponeva la misura cautelare della custodia in carcere presso la Casa di reclusione di Poggioreale, nei confronti di Cappella, all’epoca presidente del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano e ricandidato alla guida dell’ente di viale della Libertà alle elezioni consortili di quello stesso fine settembre.
Misura cautelare totalmente cancellata il successivo 3 ottobre 2016 dal Tribunale del Riesame di Napoli che annullava l’ordinanza emessa nei confronti di Cappella per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, tanto che la Procura della Repubblica non ricorse neppure in Cassazione avverso tale decisione, e ne disponeva la sua immediata scarcerazione.
I sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Giorgia De Ponte non avanzarono neanche richiesta di rinvio a giudizio per Cappella in vista della udienza preliminare che vide il Gup Salvatore mandare a processo diversi indagati nella stessa operazione Assopigliatutto, fino a chiedere, nell’aprile 2019, l’archiviazione della posizione dell’ex presidente del Sannio Alifano per la impossibilità di sostenere la pubblica accusa in giudizio stante la assenza di qualsivoglia riscontro ai reati contestati. Solo nel 2021, a distanza di ben cinque anni dall’operazione che ebbe vasto clamore, il Gip Salvatore disponeva l’archiviazione del procedimento aperto contro l’ex presidente del Sannio Alifano.
La decisione della Corte di Appello di Napoli di riconoscere l’indennizzo per ingiusta detenzione non soddisfa del tutto, però, Cappella che annuncia ricorso in Cassazione contro “una somma irrisoria che non è assolutamente proporzionata all’enorme danno di immagine e morale subito dalla mia persona e dalla mia famiglia, per un’accusa infamante e completamente falsa e destituita di ogni fondamento che ha avuto quale unica conseguenza quella di sbarrarmi la strada verso la rielezione alla presidenza del Consorzio di Bonifica e di interrompere un percorso virtuoso di risanamento e rilancio dell’Ente consortile. Non è accettabile che da un lato si decreti la ingiusta detenzione subita e, dall’altro, si riconoscano quattro spiccioli che non rendono giustizia del danno e dello smacco patito senza aver fatto nulla”, dichiara Cappella.