Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

Stampa
Visite: 78

medicina rigenerativa caserta e la campania capofila tra buone pratiche

Dalla Campania arrivano primati che fanno scuola in Italia nell'ambito della medicina rigenerativa: il percorso di regolamentazione con le istituzioni sulle buone pratiche cliniche in ambito vascolare e vulnologico è stato completato tra i primi nel Paese; inoltre, è in fase di costruzione un Centro regionale di medicina rigenerativa nell’alveo dell’Agenzia dei Trapianti; e da Caserta si consolidano esperienze cliniche e protocolli che hanno anticipato tendenze oggi adottate su scala nazionale.

È il segno di un ecosistema che unisce ricerca di base, pratica clinica e formazione avanzata, con ricadute immediate per i pazienti.

Se n’è parlato a San Leucio nel corso del decimo Congresso della Società Italiana di Medicina e Chirurgia Rigenerativa Polispecialistica (SIMCRI): “La medicina rigenerativa - sottolinea Michele Angelo Farina, presidente onorario-fondatore di SIMCRI - non è più solo prospettiva: è già presente e trasversale alle discipline. In Campania, l’integrazione tra università, ospedali e società scientifiche ha accelerato l’adozione di terapie che stimolano la riparazione dei tessuti attraverso fattori di crescita, cellule e biomateriali, in una visione “One Health” che lega salute umana, animale e ambientale”.

Concretamente, i risultati più maturi della medicina rigenerativa si vedono nelle patologie muscoloscheletriche e artrosiche, dove la rigenerazione tissutale aiuta a ridurre dolore e disabilità; nelle complicanze vascolari del diabete, sia arteriose sia venose, con un impatto rilevante sulla guarigione delle lesioni croniche; nella vulnologia, grazie a protocolli che favoriscono la chiusura delle ferite e riducono le recidive; e nell’ischemia critica degli arti inferiori, in cui l’attivazione della neoangiogenesi ha cambiato il paradigma terapeutico, spostando l’attenzione dai soli farmaci vasoattivi a strategie capaci di promuovere nuovi vasi e rivascolarizzazione. Restano sfide aperte nei tessuti più “nobili”, come cuore e cervello, ma la ricerca campana sta contribuendo a rendere più efficaci e sicure le applicazioni in vivo.

Nel decennale della società polispecialistica, l’Italia rafforza il proprio posizionamento: “Oltre alle linee di buona pratica, è attivo un Master universitario di II livello in collaborazione con Link University, pensato per formare professionisti capaci di applicare in modo uniforme standard e protocolli su tutto il territorio”, evidenzia Massimo Danese, presidente SIMCRI.

Sul fronte accademico, Pietro Formisano, professore ordinario di Patologia Clinica dell’Università Federico II di Napoli, sottolinea il ruolo della regione: “La Campania è storicamente molto avanti nella ricerca di base in medicina rigenerativa. Oggi si sta organizzando con un Centro regionale dedicato per regolamentare le attività e promuovere studi clinici rigorosi: un passo importante, intrapreso prima di molte altre regioni italiane”.

“Da Caserta rilanciamo un messaggio al Paese - conclude Farina -. Quello di regolamentare, formare e portare in corsia in sicurezza le terapie rigenerative che migliorano davvero la vita dei pazienti”.

Autenticati