
Accolgo con profondo orgoglio e senso di responsabilità il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Un traguardo storico che unisce cultura, identità, salute, territorio e sviluppo. In qualità di Consigliere Comunale e di Dottore in Scienze dell’Alimentazione e della gastronomia, considero questo riconoscimento non solo un grande risultato simbolico, ma anche una conferma scientifica, sociale e istituzionale del valore profondo della nostra tradizione alimentare. La cucina italiana è equilibrio nutrizionale, varietà, stagionalità, qualità delle materie prime, rispetto dei cicli naturali e centralità della persona. Parliamo di un patrimonio che nasce nelle famiglie, nei campi, nelle botteghe, nei mercati e nelle cucine dei nostri territori. Un sapere tramandato che oggi viene finalmente riconosciuto come elemento fondante della nostra identità e come modello alimentare virtuoso, capace di coniugare gusto, salute e sostenibilità. Dal punto di vista politico e istituzionale, questo riconoscimento rappresenta una responsabilità chiara: tutelare le filiere locali, sostenere i piccoli produttori, difendere la biodiversità, promuovere l’educazione alimentare nelle scuole, valorizzare il turismo enogastronomico e investire seriamente nella formazione delle nuove generazioni. La cucina italiana non è solo tradizione, ma anche futuro: è uno strumento concreto di prevenzione sanitaria, di sviluppo economico, di coesione sociale e di promozione internazionale del nostro Paese. Questo riconoscimento non deve restare una celebrazione formale, ma diventare un impegno quotidiano delle istituzioni e dei territori. Come amministratore e come professionista della nutrizione, rinnovo il mio impegno a difendere, promuovere e trasmettere questo patrimonio straordinario alle generazioni future. La cucina italiana è Patrimonio dell’Umanità: oggi lo è ufficialmente, da sempre lo è nella vita di tutti