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Al centro di questo raRisultati immagini per TEATRO DEL GIULLARE SALERNOcconto sull’amore materno e la comprensione del dolore è Donn’Anna Luna, la madre de La vita che ti diedi, scritta da Pirandello nel 1923.

Suo figlio, l’unico figlio, ritornato a casa dopo sette anni di lontananza, spento e così cambiato, per morirle d’un tratto, in un momento, non può essere il figlio “coi capelli d’oro e gli occhi ridenti” che lei ha allevato. Quello che è morto è un altro figlio, un estraneo; il suo ‘giovinetto’ deve continuare a vivere com’è nella sua memoria, ne attenderà per sempre il ritorno. Perché “basta che sia viva la memoria […] e il sogno è vita”. Nell’esigenza disperata di nutrire la sua illusione innesca una serie di eventi che la costringeranno ad aprire gli occhi. Nella mente di Donn’Anna Luna rivivono altre madri, tutte le madri in pena per il loro figlio, come Helene Alving, la madre del dramma ibseniano Spettri nello sconfinato amore per il suo Osvald. Perché tutti i nostri pensieri sono già stati pensati. 

“[…] i figli, le madri, il miracolo per cui si vive. […] La madre diventa il centro di tutti i raggi, il segno di un dolore vitale che non si esaurisce mai, ed è l’unica realtà da contrapporre alla morte.”
Gerardo Guerrieri

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