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Prosegue al Maschio Angioino la mostra “Ci rivedremo a Filippi” tre corpus di opere grafiche del pittore e sculture romano Franz Borghese, a cura di Marina Guida.

Il progetto, organizzato dalla galleria Italarte in collaborazione con l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si compone di 8 tempere (tutte inedite, mai esposte sinora), 20 disegni a china originali, 7 acqueforti (alcune delle quali inedite) ed una scultura in bronzo. Aperta fino al 26 novembre 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera ironica e surreale.

Il titolo del progetto è mutuato da una celebre frase giunta a noi dall’antichità. Secondo la tradizione, fu pronunciata dal fantasma di Giulio Cesare che così si rivolse a Bruto.  L’espressione attualmente è usata per indicare che prima o poi si arriverà ad una resa dei conti.

Nella prima sala in esposizione l’universo anticonformista di Borghese che con provocazioni ironiche e satiriche rappresenta i poteri forti, il mondo alto borghese, la povertà d’animo in una serie di otto tempere degli anni ’90 di medie e grandi dimensioni – inedite - e 7 acqueforti tratte dalla cartella “l’amore classico” del 1975. L’artista mette in scena un imponente corteo di creature mostruose e grottesche, una onnicomprensiva caricatura trasformativa e deformante, che rende gli esseri umani manichini di sé stessi. Nella seconda sala sono in esposizione 20 disegni originali a china, tratti dal ciclo “W la Guerra” del 1976 nei quali emerge il suo impegno antimilitarista. Tutti i lavori selezionati, sono degli anni Settanta e Novanta nei quali l’artista denunciava lo spettacolo della mediocrità della classe borghese, che dell’ipocrisia moralistica aveva fatto costume di vita e dell’indifferenza e della violenza - declinata in tutte le forme - buona norma di condotta. Gli atteggiamenti dei soggetti di Franz Borghese descrivono lo spirito di una nazione che solo in apparenza sembra passato, ma a ben guardare perdura tutt’oggi.

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