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IL REAL ORTO BOTANICO DI NAPOLI, IL TESORO VERDE CHE CI PORTA NELLA BIBBIA

enzo buona

Tra i primi cinque d’Italia insieme a quelli di Padova, Palermo, Roma, Genova, ma sconosciuto ai più. Una bellezza tangibile fin dall'impatto della facciata monumentale il cui scalone conduce sulla terrazza della passeggiata ottocentesca. Un itinerario di botanica e natura, di processi evolutivi che impiegano anche milioni di anni, per realizzarsi. 9000 collezioni di piante conservate e coltivate; 25.000 esemplari su 12 ettari.

Non esiste periodo migliore dell'estate per visitare l’Orto Botanico di Napoli, passeggiare tra specie rare come le Cycadali, piante subtropicali tra cui una, scenografica, dal collo allungato, dono dell’imperatrice del Giappone a Maria Carolina Bonaparte, la «cycas revoluta».

Oggi è una struttura dell’Università Federico II e fa parte della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Fu fondato nel 1807 quando Napoli era francese, da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, su terreni confiscati ai Religiosi di S. Maria della Pace e all’Ospedale della Cava. Un progetto di due architetti Fazio e Paoletti che lo dotarono di una facciata che desse continuità stilistica con l'adiacente Albergo dei Poveri, voluto da Carlo di Borbone per accogliere indigenti e la rieducazione di emarginati del reame.

A differenza di altri orti botanici destinati soprattutto alla raccolta e alla cura delle erbe medicinali, quello di Napoli sin da subito si distinse per il suo obiettivo di mostrare al pubblico le specie più utili alla salute ma anche all'agricoltura ed all'industria, occupandosi anche della loro coltura e del loro sviluppo.

Attualmente le attività svolte riguardano principalmente ricerca, didattica e conservazione delle specie rare o minacciate di estinzione. Comprende 18 aree espositive, 4 serre e vasche per la coltivazione delle piante idrofite. Inoltre, ospitato nel Castello seicentesco il Museo paleobotanico e la biblioteca, dove tra i testi più importanti, c’è l’ottocentesca Flora napolitana, compendio di tutte le piante del regno dal 1811 al 1838.

Le collezioni vegetali sono presentate secondo tre criteri, a seconda delle zone. In particolare nel filiceto, nell’area delle Pinophyta, nel palmeto, nell’agrumeto, nell’area delle Magnoliophyta e nelle piccole zone dedicate a singoli taxon di piante a fiore viene seguito un criterio di organizzazione sistematico. Nelle aree del "deserto", della "spiaggia", della "roccaglia", della "macchia mediterranea" e delle vasche delle piante acquatiche, il criterio di organizzazione seguito è, invece, di natura ecologica. Infine nella sezione sperimentale dedicata alle piante officinali è stato seguito un criterio di carattere etnobotanico.

Accanto proprio a questa ultima area, ecco la chicca del Giardino Biblico di recente istituzione, che ospita alcune tra le specie menzionate negli episodi più significativi delle Sacre Scritture. Una serie di piante che anche Papa Ratzinger, nel 2007 quando venne a Napoli, ne rimase estasiato al punto che ne ebbe dono dal Rettore di allora Trombetti. e il direttore dell'Orto Botanico De Luca. Tra le specie che furono consegnate, poste ciascuna in un contenitore di marmo con una targhetta contenente le citazioni delle Sacre Scritture vi erano l'incenso, la mirra, il sicomoro all'ombra del quale riposò il Cristo, la tamericia della manna che nutriva gli ebrei nel deserto, la palma, simbolo di liberazione per gli ebrei, la spina della corona di Gesù, la zizzania, il cedro del Libano che rivestiva il tempio di Re Salomone, l'abete di cui fu fatta la croce, l'aloe con cui fu imbalsamato il corpo di Cristo, il mirto, il coriandolo o il cardo compongono il dono.

Un itinerario emozionante quello biblico, suddiviso in due settori, dedicati alle piante citate nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. 21 specie bibliche. Tra le specie presenti nella prima parte, ci sono: l’olivo (Olea europaea), il cipresso (Cupressus sempervirens) e il papiro (Cyperus papyrus). Nella seconda parte del percorso sono esposte le piante che hanno contraddistinto i momenti più significativi della vita di Gesù, a partire dall’incenso (Boswellia carterii) e dalla mirra (Commiphora sp.) finoalla spina di Cristo (Paliurus spina-Christi). Una targhetta indica, per ogni esemplare, il nome scientifico e quello comune, l’area di distribuzione e il passo dell’episodio biblico in cui la pianta è citata. 

 In molte Università italiane c’è stata recentemente una riorganizzazione non semplice degli Orti Botanici confluiti nei Musei Universitari, con relative problematiche di gestione e uso del personale. Noi crediamo che gli Orti Botanici non dovrebbero essere il fanalino di coda della categoria Musei, ma strutture miste pubblico-private, più indipendenti e dinamiche nella promozione. Molto spesso il visitatore, per mancanza di personale, è lasciato da solo senza riuscire davvero ad apprendere ed apprezzare. 

Una proposta per migliorare visibilità e comunicazione, così come avviene in altri orti botanici europei potrebbe essere, nel corso dei mesi estivi, organizzare campi di lavoro estivi e non dove volontari/e selezionati da tutto il mondo potrebbero svolgere compiti come prendersi cura degli alberi, dei fiori e delle piante conservate all’interno dell’orto botanico; della pulizia, dei percorsi di comunicazione anche in lingua inglese, dell’organizzazione di eventi di promozione.

L'Orto Botanico di Napoli che all’interno ha anche un percorso, raro in Italia, dedicato ai non vedenti, dove mediante piastrelle in gres, dotate di simboli loges, e corrimano i visitatori  possono toccare ed odorare le piante presenti nell’orto e, attraverso i cartellini in braille, venire a conoscenza di tutte le informazioni relative alle varie piante, è ad ingresso gratuito.

E’ aperto dal lunedì al venerdì con i seguenti orari: lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00, martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle ore 16.00. Per visitarlo è necessario la prenotazione. Essendo il sito chiuso il sabato e la domenica ciò non è bello in una città che vive un vero e proprio rinascimento turistico.

Non abbiamo parlato dell'Orto Botanico della Facoltà di Agraria di Portici sorto nel 1872, altro esempio poco valorizzato in cui la natura e la storia si saldano. Mi riserverò di parlarne in un prossimo articolo incentrato sulla Reggia di Portici.

*Docente di marketing turistico e local development

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