Didattica a distanza, nuove responsabilità: dirigenti, docenti e ...di DOMENICO ANGELONE

Nei giorni scorsi si è avuto modo di leggere su varie testate giornalistiche i risultati di indagini statistiche eseguite da associazioni di vario genere sul tema “Didattica a Distanza” in tempo di emergenza epidemiologica da coronavirus. Indagini che hanno affrontato la questione sotto molteplici aspetti: dalla partecipazione degli alunni all’impegno dei docenti sino alla qualità dei collegamenti Internet.

Tuttavia si è trattato spesso di questionari somministrati a campioni di poche centinaia di unità tra alunni, genitori e docenti, che hanno fornito uno scenario della scuola italiana molto preoccupante, ma inevitabilmente non rispondente alla realtà proprio perché riferiti a campioni molto ristretti, non selezionati, né rappresentativi in termini percentuali di categorie, di Istituti o della scuola tutta.

“A dovere di informazione bisogna riportare le cose al giusto posto” – commenta il prof. Domenico Angelone, docente di matematica e scienze ed animatore digitale, evidenziando che, “da dati ISTAT la scuola italiana nel 2019 conta: 850.000 docenti (dati MIUR 2019) e 6.360.914 alunni tra i tre segmenti da primaria a secondaria di secondo grado a cui va aggiunto almeno lo stesso numero di genitori, considerando l’ipotesi numericamente più svantaggiosa che in tutte le famiglie ci siano in media due alunni, per un totale complessivo di oltre 13 milioni di unità”.

Le indagini statistiche si sa, non sono una scienza esatta, ma costituiscono un presupposto fondamentale per analisi socio economiche impossibili da conseguire con approcci deterministici, forniscono indicazioni indispensabili per azioni politiche volte a migliorare servizi e qualità della vita, e molto spesso condizionano anche i comportamenti dei non addetti ai lavori.

“Il rigore matematico – prosegue Angelone - anche in materia statistica, impone dei presupposti inderogabili.  Un campione, ad esempio, di sole 1250 unità su una popolazione scolastica di 13 milioni (pari allo 0,0092%), porta a risultati inutili e fuorvianti”. I sondaggi sulla didattica a distanza, così come organizzata dalle scuole italiane, se vogliono dare un contributo al miglioramento devono avere fondamento e rigore scientifico a cominciare dall’identificazione di un campione realmente rappresentativo, altrimenti si rischia di diffondere dati inverosimili che generano un danno alla scuola italiana sia di immagine che di sostanza, in netta controtendenza rispetto ai dati in possesso dei singoli Istituti derivanti dai tracciati informatici registrati dalle varie piattaforme utilizzate.

Sulla questione intervengono Agnese Di Blasio e Maria Antonietta Rizzo, rispettivamente dirigenti scolastiche dell’Istituto Comprensivo di Baranello (CB) e dell’IC “Colozza” di Campobasso, riportando il caso delle due scuole citate in qualche sondaggio come scuole a forte disagio per la pessima qualità della copertura internet, una indagine basata su un solo dato trasmesso in forma anonima, su una popolazione che tra alunni, genitori e docenti supera le 2000/4000 unità, mentre si tratta di Istituti che assolutamente, dati alla mano, non soffrono di alcun problema di connettività, né di dispersione scolastica connessa all’emergenza sanitaria.

"Quando ad un sondaggio rispondono solo 47/50 unità su tutta la popolazione scolastica molisana, ci si chiede che valore, sotto il profilo del rigore scientifico, possano mai avere i dati che si rilevano. Si rischia, come è avvenuto in taluni casi, di giungere a pericolose ed infondate conclusioni che non rendono il giusto merito ai docenti e ad una scuola che ha saputo reagire in maniera esemplare alla sospensione delle lezioni in presenza a causa dell’emergenza sanitaria; ma anche e soprattutto agli stessi alunni che in tutta la penisola hanno mirabilmente convertito le proprie abitudini e il loro rapporto con la tecnologia, con grande entusiasmo e partecipazione".

“Ci sentiamo di interpretare il pensiero di tanti dirigenti della scuola italiana che, insieme ai docenti, agli alunni ed anche ai genitori, stanno riuscendo in maniera egregia ad affrontare questa emergenza sanitaria che ha allontanato gli alunni dai banchi di scuola – concludono le due dirigenti - ma non dagli affetti e dalle relazioni umane né tanto meno dagli apprendimenti”.