Giuseppe Notarstefano | Adulti di Azione CattolicaReduce da diverse riunioni in videochiamata prima di raggiungere la diretta fb di “Antivirus” dell’Ac diocesana, Giuseppe Notarstefano, vicepresidente nazionale Adulti di Ac e ricercatore di Statistica Economica alla Lumsa di Palermo, nonchè componente del Comitato Scientifico dell’istituto “Vittorio Bachelet” e delle Settimane Sociali dei Cattolici, e coordinatore del Centro Studi della Presidenza nazionale dell’Ac, è molto essenziale, diretto ed incisivo nel rispondere alle domande che il presidente Giovanni Pio Marenna e i giornalisti Federica Landolfi e Vincenzo De Rosa gli hanno posto, declinando alcune questioni del mondo del lavoro.

Dallo smart working (“un’opportunità che può donare serenità e stimolare la creatività e la capacità organizzativa delle persone”) alla liberalizzazione dei lavoratori in nero (“un segnale importante sul tema della tutela ai migranti”), dalla sicurezza (“da consumatori dovremmo preferire di più gli imprenditori che rispettano le regole e non andare sugli abusivi per risparmiare; lo Stato, dal canto suo, deve migliorare il regime dei controlli e premiare le imprese che seguono le regole”) ad un nuovo modello di sviluppo economico-sociale possibile (“L’economia deve rimettere al centro la cura della vita delle persone e la custodia delle risorse che servono”). Una lunga intervista dove, prima di tutto, Notarstefano ha dato delle indicazioni molto chiare all’Azione Cattolica su come provare a guardare a questa fase 2 e di cosa e in che modo si dovrebbe fare carico. “La Pandemia – spiega Notarstefano – è stata la nostra Apocalisse. Apocalisse nel senso di rivelazione. Ha rivelato la follia di dove stavamo andando e del tipo di civiltà che abbiamo costruito. La presenza, per esempio, di delfini in alcune località balneari della Sicilia è un chiaro indicatore di quale sia la problematica principale: il rapporto malato tra l’uomo e l’ambiente. Papa Francesco lo ha denunciato in diverse occasioni, in particolare con la Laudato Sì.La Pandemia ha rivelato l’assurdità e la fragilità di determinati percorsi deleteri a livello globale e a livello locale. Certo è che adesso, insieme ad altri problemi, la pandemia ci sta regalando una grande opportunità: quella di non ritornare alla normalità perché la normalità era il problema. E’ un’occasione di trasformazione, di rivoluzione, di cambiamento. Ma ciò non avverrà automaticamente, ma dipenderà da quanto noi tutti, come società civile, saremo disposti ad investire, da quanto saremo disposti a scommettere su quest’occasione per trasformarla in un meccanismo di cambiamento reale del sistema ispirato alla sostenibilità e all’ecologia umana, indicateci da papa Francesco”. Insomma le direzioni possibili per un cambiamento sarebbero tante. “Tutto questo interpella la nostra responsabilità. Il cambiamento inizia oggi e dipende da noi. E’ questo – sottolinea Notarstefano – il compito che abbiamo come Azione Cattolica, quello di aiutare le persone a non essere distratte rispetto a quello che accade oggi, ad immergersi in profondità. La scelta religiosa dell’Azione Cattolica non vuol dire fuga dall’oggi, ma immersione nella profondità della vita di oggi. Proprio per assumere, ciascuno di noi, la responsabilità di essere presenti nelle condizioni di vita degli altri, di abitare il proprio territorio, di esserci nelle situazioni di povertà e di disoccupazione. Di tutto questo oggi, qui ed ora, dobbiamo essere capaci di farci carico, cercando di non dimenticare che, come laici, abbiamo il compito di tenere unito il cielo e la terra e di essere protagonisti di un cambiamento generativo, sostenibile e inclusivo che interpella tutte le dimensioni dell’abitare il territorio”.

IL FRUTTO DELLE SCELTE DELL’UOMO. Quello che stiamo vivendo non è, dunque, solo il frutto di una pandemia o una figlia del lockdown, ma il virus ha fatto cadere con oggettività una serie di veli, frutto di scelte del passato, nazionali ed internazionali, molto discutibili sulle tematiche di sanità, lavoro ed ambiente. “Ad una pandemia così complessa – prosegue – non eravamo assolutamente preparati, era difficile da prevedere. Ai cambiamenti fulminei nel mondo del lavoro men che meno. Fermo restando i disagi, le difficoltà e, purtroppo, le morti, è stata ed è un’occasione per fare un grande aggiornamento a tutti i livelli, dal livello scolastico a quello universitario. E’ un’opportunità a cui le forze sociali, i lavoratori tutti, in maniera organizzata devono assolutamente scommettere perchè stimola la creatività e la capacità organizzativa delle persone; per certi versi, anche una serenità che deriva dalla capacità di autodeterminarsi nell’avere flessibilità, in termini di tempi, per armonizzare al meglio la vita lavorativa con la vita familiare. Certo bisognerà ripensare alcuni meccanismi operativi e le forme di coordinamento di questa forma di lavoro, altrimenti si rischia di lavorare 25 ore al giorno senza accorgersene”. E’ chiaro che una politica seria con la P maiuscola è una politica che elabora scenari e nuove prospettive. “Lo stanno hanno fatto e lo stanno facendo – esclama Notarstefano – le imprese private. A partire da alcuni lavori di elaborazione dati e previsioni sugli scenari dei possibili effetti economici derivanti da un’ipotetica pandemia. Una politica seria è quella che non lavora nel corto respiro delle piccole cose, ma che ha visioni di lungo periodo. Altro tema cruciale che s’è riscoperto nudo a livello globale, oltre all’ambiente e alla sostenibilità umana, è il tema della sanità. Un po’ dappertutto abbiamo smantellato il sistema pubblico. In Italia, rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, però, almeno per il momento, abbiamo retto il colpo perché la sanità pubblica funziona ed è decisamente più organizzata. Nonostante i nostri tanti limiti, in tema di salute, e i nostri tanti pasticci (vedi ospedale Fiera di Milano, per esempio), chi s’è gravemente ammalato ha avuto la possibilità di curarsi. Certo è che alcuni modelli politici, economici e sociali che stanno alla base della nostra organizzazione dei servizi pubblici andranno assolutamente rivisti”.

UN MODELLO ECONOMICO-SOCIALE DA RIVEDERE. Questa pandemia potrebbe davvero portare a riflettere sul fatto che il nostro modello di società, il nostro stile di vita, le nostre abitudini, vadano quantomeno rivisti. “Non abbiamo bisogno di uno Stato invadente che occupa l’economia per interessi clientelari, ma di uno Stato che investa laddove ci sono degli spazi di tutela di beni comuni. Lo Stato deve mettere delle somme di denaro pubblico che incentivino gli investimenti privati. Deve essere uno Stato che lavora in termini di stretta sussidiarietà con il privato, ma che deve avere anche una capacità di costruire delle regole (e di vigilare) che aiutino ed orientino tutto il sistema. Il sistema della sanità e della cura delle persone, della scuola pubblica, dell’università e della ricerca andranno totalmente ripensati alla luce di quello che è accaduto. Per 30 anni – termina Notarstefano – abbiamo navigato con delle parole d’ordine che c’hanno distratto dall’equità e dalla giustizia sociale. Sirene come efficienza, meritocrazia, privatizzazione che hanno generato una speculazione di breve e brevissimo periodo a danno dei più deboli, indifesi e invisibili. Sirene che non c’hanno fatto guardare oltre. Abbiamo bisogno di trovare un modello economico diverso. C’è bisogno di una relazione a 3 pilastri, come direbbe il mio amico Leonardo Becchetti: la responsabilità dello Stato nell’intervenire, quella dei protagonisti del mercato finanziario, di imprenditori capaci e oculato. Ed infine, il terzo pilastro è quello del grosso impegno della società civile. Tre pilastri per un’economia trasformativa, cioè sempre più sociale, circolare, bioeconomica, verde e solidale, un’economia del dono e del bene comune. Quando l’efficienza viene perseguita in quanto mitologia e ci si dimentica dell’equità allora vuol dire che l’economia sta prendendo un posto diverso dal suo: sta occupando il posto della politica. Questo vuol dire che la finanza fa diventare l’economia solo speculazione. Viviamo in un mondo di diseguaglianze intollerabile a tutti i livelli. Da qui la necessità per un’economia più umana. Non solo modelli teorici da immaginare, ma economie pratiche che già esistono in tante nostre piccole realtà che si sono attivate. Per esempio, la vostra cooperativa sociale di comunità iCare è una grande testimonianza sul vostro territorio”.

LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZE COME PRIMO ANTIVIRUS. Fondamentale sui vari nevi scoperti sociali il tema della formazione. “Siamo dentro un cambiamento d’epoca, papa Francesco ce l’ha ripetuto tante volte. Bisogna, a tutti i livelli, ripartire dal formare le coscienze, educare al pensiero critico, recuperare il gusto di una ricerca vera che dovrebbero avere tutti, a partire dai ragazzi delle scuole elementari. Abbiamo trasformato tutti i nostri percorsi, anche quelli associativi, pastorali, catechetici in una gigantesca istruzione. Il modello che ci rappresenta sembra essere quello dei tutorial, dove tutto è orientato alla perfezione, all’obiettivo, al risultato. Questo, invece, ora più che mai, è un tempo dove dobbiamo porre una grande attenzione al processo proprio perchè non sappiamo quale sarà il risultato. Non sappiamo cosa succederà in futuro. Sappiamo, però, che il risultato potrà essere migliore se il processo sarà migliore. Partendo innanzitutto dal farlo tutti insieme, Stato, privati e parti sociali. Molto dipenderà da noi. Io sono fiducioso”. Insomma, tra preoccupazioni e speranze, si potrà riprogettare la tessitura di una socialità nuova, basata sulla partecipazione e sull’inclusione, sulla comunione e sulla fraternità, solo se si leggerà la situazione che sta vivendo. Senza progettare una visione e sognare una prospettiva, costruita e condivisa insieme, ci si imbatterà in vicoli ciechi. Dal “ricostruire” e dal “reinventare” possono ripartire segni di speranza concreti di una rinascita. Soprattutto per tendere mani verso chi più di altri, in questo momento, vive situazioni di difficoltà maggiore, in una forbice delle diseguaglianze che si è sempre più allargata e che la rapida crisi, legata al Covid-19 rischia, di far nuovamente deflagrare.