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di NICOLA CARIGLIA

Non sarà il taglio dei parlamentari a risolvere i problemi economici italiani. E nemmeno potrà migliorare il funzionamento della nostra democrazia. Ed è francamente deprimente che la possibilità di dare vita o meno ad un governo sia legato così fortemente ad una misura, per giunta una legge costituzionale, dal sapore esclusivamente demagogico. 

Dunque, si combatta pure questa battaglia, per la quale già si intravedono eserciti con armature di latta già dispiegati in campo aperto. Ma si sappia che è una battaglia che non merita spargimenti di sangue. Per nessuno dei due eserciti contrapposti. 

Il risparmio che si avrà o avrebbe con il taglio dei parlamentari non solo è irrilevante, ma si potrebbe facilmente avere abbassando gli emolumenti che non sono propriamente da fame. Lo avevano promesso i 5Stelle, ma non lo hanno fatto. E dire che non ci sarebbe bisogno, in questo caso, di una legge costituzionale, dal tortuoso e incerto percorso.

Ma anche l’argomento che viene opposto dai contrari al taglio non è fortissimo. Il richiamo alle ragioni della rappresentanza e del rapporto stretto tra eletti e territori sono certamente un valore. Ma da tempo, ormai, le Regioni hanno dilatato le loro competenze e “minacciano” di ottenerne ancora di più con l’autonomia differenziata. Tutto ciò ha di gran lunga diminuito l’importanza della disputa sul numero più o meno alto di deputati e senatori.

Il vero problema non è quanti debbano essere i parlamentari, ma come si scelgono, cioè eleggono. Varie modifiche elettorali succedutesi negli ultimi 25 anni  (“mattarellum”, porcellum”, “rosatellum”) hanno sempre più espropriato i cittadini del potere di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento. I vertici dei partiti, privi di chiare regole di democrazia interna, formano le liste, ma il voto dei cittadini serve solo a determinare quanti parlamentari spettano ad ogni partito. I cittadini non possono decidere chi dovrà rappresentarli. E’ evidente che, essendo stato reciso il legame tra eletti e cittadini, deputati e senatori, se non altro per gratitudine verso i vertici del loro partito, hanno perso gran parte della loro autonomia. E le aule parlamentari, popolate di devoti alle oligarchie, svolgono in maniera quanto meno depotenziata la loro funzione di controllo. 

Nel momento in cui la formazione del governo appare condizionata dalla questione del taglio dei parlamentari, voluto per demagogia dai 5Stelle, il PD ha l’occasione di pretendere il ripristino di un minimo di regole irrinunciabili per restituire forza alla democrazia parlamentare. Il che potrebbe avvenire con una nuova legge elettorale che ripristini una autentica sovranità popolare. In modo che la nobile funzione della rappresentanza sia svolta da donne e uomini realmente scelti dai cittadini.