201915 fr Tintoretto 1Poste Italiane comunica che oggi 29 aprile 2019 viene emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “IL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE ITALIANO” dedicato a Tintoretto, nel V centenario della nascita, relativo al valore della tariffa B pari a 1,10€.  Tiratura: seicentomila esemplari -  Fogli da ventotto esemplari - Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.

  Bozzetto a cura del Centro Filatelico della Direzione Officina Carte Valori e Produzioni Tradizionali dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. La vignetta riproduce un particolare del dipinto di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, denominato “Crocifissione”, conservato nella Scuola Grande di San Rocco in Venezia. Completano il francobollo le leggende “TINTORETTO”, “1519 - 1594” e “CROCIFISSIONE”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione della tariffa “B”. L’annullo primo giorno di emissione è disponibile presso lo Spazio Filatelia di Venezia. Il francobollo ed i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi, possono essere acquistati presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it. Per l’occasione è stato realizzato anche un folder in formato A4 a tre ante contenente il francobollo, una cartolina annullata ed affrancata, una busta primo giorno di emissione e un bollettino illustrativo, al costo di 15€.

Il ciclo della Passione, dipinto da Jacopo Tintoretto (nato a Venezia nel 1519 ed ivi morto nel 1594), per la Sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, è uno dei punti culminanti per l’opera dell’artista e per la pittura veneta rinascimentale.

In tale contesto la vasta tela della Crocifissione realizzata nel 1565 (m 12.24 x 5.36), occupa l’intera parete di fronte all’ingresso della sala ed è firmata: MDLXV TEMPORE JACOBUS TINTORECTUS FACEBAT.

Pagato 250 ducati, ebbe subito grande fama presso i contemporanei, che ravvisavano nell’opera la risposta veneta ai grandi pittori romani, tra cui Michelangelo, fu apprezzato dagli artisti successivi: i Carracci, il Greco, Rubens, Van Dyck, Pollock, Vedova, ecc. e studiato da letterati come Ruskin, Sartre, ecc. Tintoretto si impegnò per un anno nell’impresa, come dimostrano i disegni preparatori conservati in molti musei del mondo e correggendo sovente le figure e i ritratti che aveva composto.

La grande scena orizzontale ha il suo asse nel Cristo crocifisso che domina una folla di circa 100 persone, vestite alla orientale a destra e alla occidentale a sinistra di chi guarda. Il cielo plumbeo e l’ambiente autunnale descrivono un momento tragico, nel quale ad un Gesù ancora in vita, corrispondono i due ladroni: a sinistra quello già crocifisso mentre sta per essere sollevato, a terra sulla destra il secondo, raffigurato nel momento in cui viene legato alla croce. Al tumulto della folla sembrano partecipare i cavalieri, che emergono da un fondale di desolazione e sgomento, segnato dal vento e dalla tempesta.

La novità della composizione consiste infatti nell’aver raffigurato un avvenimento ancora in corso, non già dopo la sua conclusione, come nella pittura precedente. Per questo lo spettatore si sente attirato nella tragedia, partecipe del suo farsi tumultuoso. Da questo, oltre che dall’atteggiamento dei singoli personaggi e dall’intreccio delle masse, deriva la vivacità del racconto che si svolge nel tempo, come in un film, dove ogni recitazione singola viene personalizzata e diventa rappresentazione teatrale.

La luce livida e irreale in cui sono immersi gli astanti sembra illuminare particolarmente il gruppo delle “Marie”, che in forma di piramide, si accostano tra loro a sostenere la croce del Giusto morente.

Si tratta di una narrazione straordinariamente complessa, nella quale sono individuate e raffigurate diverse persone contemporanee coinvolte dal pittore nella vicenda, tra cui, secondo la tradizione: l’Aretino nel cavaliere di destra e forse sé medesimo nella figura dell’uomo barbuto che guarda il Crocifisso.

Le diagonali, rappresentate dalle funi e dalla geometria lineare delle croci, sottendono una complessità prospettica, dove i punti di fuga imprimono una rotazione all’impianto compositivo, che si distende per muoversi attorno all’asse centrale della croce di Cristo. E’ lo spazio dell’epoca barocca, che comincia a farsi sentire.

A ciò si aggiunga che la figura del Salvatore, raffigurata giustamente nel francobollo, è segnata dalla particolare cura del pittore, che la fa emergere dalle tenebre, sia per la dimensione ingrandita, che per la qualità del corpo, esempio “dell’uomo nuovo” presentato nel Vangelo.

Questo messaggio cristologico è infatti l’obiettivo spirituale della Scuola, che ha ordinato l’opera e dell’artista, che l’ha eseguita, in conformità alla ortodossia cattolica, come ribadita dal Concilio di Trento, chiuso qualche anno prima (1563).