vesuvio 1

“Bisogna  creare città resilienti e sostenibili. Costruire città resilienti sui vulcani è  un'impresa complessa  in cui la valutazione degli scenari di eruzione vulcanica deve essere eseguita con strumenti in grado di simulare in modo affidabile le eruzioni complete.  Ho creato un Simulatore Vulcanico Globale il “Global Volcanic Simulator” che  è uno strumento in grado di svolgere questo compito e viene continuamente verificato e convalidato per garantirne l'utilità.

Si tratta di un modello fisico-matematico-informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni dei vari vulcani, e quindi anche del Vesuvio e dei Campi Flegrei, per valutare quelle future”. Lo ha dichiarato oggi a Napoli, Flavio Dobran, ricercatore ed ingegnere termo – fluidodinamico, Presidente della Gves, e già professore della New York University. Dobran è uno dei principali studiosi internazionali dei comportamenti dei fluidi, liquidi, e gas nei vulcani. Dobran ha illustrato il modello informatico quale il “Global Volcanic Simulator”. Il ricercatore ha incontrato la stampa nell’ambito di “Resilience and Sustainability of Cities in Hazardous Environments - Resilienza e sostenibilità delle città in ambienti pericolosi”, laConferenza Internazionale su temi importanti come resilienza e sostenibilità, organizzata  dalla   Global Volcanic and Environmental Systems Simulation, associazione fondata da Dobran, per portare questi temi anche nelle scuole del napoletano. L’evento si concluderà Venerdì 30 Novembre alla Sala dei Baroni di Napoli, dove ad incontrare Flavio Dobransaranno le scuole della zona rossa.

 Ecco il Simulatore Vulcanico

 “ Il Simulatore Vulcanico è  un modello matematico, fisico, chimico ed informatico che prende in considerazione le sottostrutture del vulcano e la condizione dell’atmosfera, mette insieme modelli fisico – matematici per elaborare vari processi che si potrebbero produrre durante un’eruzione – ha proseguito Dobran -  sia al sottosuolo che nell’atmosfera una volta che si apre un condotto vulcanico e il magma esce fuori dal vulcano. Il Simulatore serve per vedere che tipo di pericolo si può sviluppare sul territorio. Ad esempio un tipo di pericolo è  il magma che uscito fuori si distribuisce nell’atmosfera sotto forma di ceneri le quali si disperdono nella stratosfera. Questo è un tipo di scenario ma dato che la composizione del magma cambia con il tempo divenendo più pesante, la colonna eruttiva inizia a collassare ed è questa la fase più pericolosa. Il materiale che collassa scorre lungo le pendici del vulcano e trova il costruito. Gran parte del costruito può andare distrutto se non è  costruito in maniera resiliente. Il Simulatore consente di simulare vari processi e avendo questo tipo di informazioni, con l’elaborazione di molteplici scenari, si potranno approvare norme sul come costruire in sicurezza in queste aree. Avuti i dati di velocità, temperatura, forza, sarà possibile costruire in sicurezza rendendo il territorio più resiliente e sostenibile”.

Il Simulatore – il Vesuvio – I Campi Flegrei.

“Questo simulatore ha potuto studiare il comportamento del magma del complesso vulcanico Somma – Vesuvio, nelle ultime migliaia di anni e dunque la risalita in condotte vulcaniche, le dispersioni di prodotti vulcanici nell’atmosfera, le propagazioni di flussi piroclastici sulle pendici del Vesuvio. In sostanza da questi studi specifici, basati  su tale modello informatico – ha continuato Dobran -  possiamo sapere quante persone realmente potrebbero essere interessate dai vari fenomeni come il flusso piroclastico e caduta di ceneri. Sto studiando tutto nei minimi dettagli e presenterò alcuni risultati a Napoli.  Tale modello informatico prende in considerazione l’intero complesso vulcanico, la camera magmatica, il condotto vulcanico, l’ambiente del condotto ed anche l’ambiente che si trova al di sopra del vulcano. Ugualmente per i Campi Flegrei dove saremo il 29 Novembre.  Ad esempio la fase di propagazione del flusso piroclastico è uno degli scenari più pericolosi di un'eruzione vulcanica esplosiva perché può influenzare notevolmente l'area circostante che circonda la bocca vulcanica. In tale area che potrebbe essere interessata dal flusso piroclastico bisognerebbe proibire tutti gli habitat umani e al di là di questa area l'ambiente costruito dovrebbe essere reso resiliente e sostenibile. Una valutazione dei rischi geologici per le città  che sono su vulcani attivi richiede l'utilizzo di strumenti appropriati. Questi rischi devono essere valutati con diversi scenari di eruzione vulcanica che dipendono dalle composizioni chimiche, dalle caratteristiche di conservazione e alimentazione dei magmi all'interno dei vulcani, dalle strutture di edifici vulcanici che possono contenere una varietà di sistemi e acquiferi fratturati e diversi.  Le registrazioni storiche delle eruzioni per le città sui vulcani sono incomplete perché sono soggette a diverse interpretazioni delle dinamiche eruttive e possono essere distorte (come nella zona napoletana densamente popolata) a causa degli ambienti costruiti che nascondono alcuni o gran parte di queste testimonianze geologiche.

 Il modello informatico creato che ho illustrato  ha studiato le passate eruzioni.  Per il Vesuvio lo scenario atteso potrebbe essere apocalittico se non si riorganizza il territorio napoletano. Bisogna educare la popolazione iniziando con un’attività capillare nelle scuole  napoletane, del napoletano ed anche in quelle della zona flegrea.  E’ emerso anche che le eruzioni su media scala, per quanto riguarda il Vesuvio avvengono una volta ogni 4-5 secoli. L’eruzione su media scala, più recente, è quella del 1631, che distrusse gran parte del territorio intorno al vulcano facendo migliaia di morti”.

 

Effettuati studi sulla vulnerabilità degli edifici

“Sono stato il coordinatore del caso di studio sul Vesuvio nell’ambito dell’azione europea Cost Eu 26 coordinata dal professore Federico Mazzolani e con la collaborazione  del Centro Plinius della Federico II. Abbiamo indagato sulla vulnerabilità urbana dell’ambiente vesuviano. Abbiamo preso come caso di studio Torre del Greco. A Torre del Greco  - ha dichiarato Maurizio Indirli dell’Enea - abbiamo effettuato un’indagine speditiva su circa 150 edifici, sia della zona residenziale che su alcuni edifici strategici o afferenti al patrimonio storico – artistico. Abbiamo allargato questa indagine ad alcune Ville Vesuviane del Miglio d’Oro. Abbiamo analizzato quali possano essere le combinazioni di carico sugli edifici dovuti ad un’eruzione vulcanica . Abbiamo preso come riferimento un’eruzione sub - pliniana di tipo 1 che è quella considerata dal Piano della Protezione Civile.  Abbiamo analizzato la vulnerabilità di questi edifici sia con un metodo speditivo, con una scheda che ha analizzato gli elementi strutturali e non strutturali, poi per alcuni di questi sono stati fatti degli approfondimenti con codici di calcolo strutturali per validare i risultati  che venivano dalle indagini speditive. La combinazione di carico sulle strutture ha riguardato terremoti, flussi piroclastici, sia di cenere sulle coperture degli edifici e quindi carichi verticali e sia flussi piroclastici laterali, possibili colate di fango. Abbiamo considerato varie combinazioni di carico ed abbiamo analizzato, sulla base di queste azioni sulle strutture quale era il possibile loro comportamento sia degli elementi strutturali come solai, pareti, sia degli elementi non strutturali come porte e finestre. Il risultato è che siccome questi edifici sono stati progettati con gli elementi ed i codici di progettazione dell’epoca sono praticamente verificati solo per carichi in verticale e dunque non sono in grado di sopportare un’azione di tipo vulcanico. Tutto questo per quanto riguarda la vulnerabilità delle strutture che noi abbiamo visto a Torre del Greco. E’ importante continuare questo tipo di analisi sugli edifici che riguardano tutta la zona del Vesuvio ed allo stesso tempo ampliare questa indagine anche all’area napoletana perché ci sono i Campi Flegrei. Questo Data Base che il Centro Plinius sta portando avanti da tempo potrà essere estremamente utile per poi incominciare a ragionare assieme su quali potranno essere gli interventi sia con tecniche innovative che con tecniche tradizionali possibilmente con costi accettabili per rendere queste strutture più sicure. Ovviamente però bisognerà anche ragionare in quali zone potrà essere fatto questo tipo di intervento ovvero definire nell’area vesuviana un’area di resilienza in cui è accettabile intervenire su questo tipo di strutture, perché sicuramente c’è una zona che noi abbiamo identificato come nucleo di esclusione dove praticamente tutte le strutture non possono essere riparate perché è l’area di maggiore incidenza del rischio vulcanico . Poi una terza zona potrà essere un’area di sostenibilità più lontana dal cratere e dunque concentrare quelle che sono le strutture strategiche in aree che possono essere considerate meno a rischio”.  

Gli esperti battono il tasto molto sulla sostenibilità e la resilienza.

Presto tutti i cittadini potranno avere libero accesso agli studi di ricerca scientifica. Non solo rischi però ma anche valorizzazione.

Il Distretto a cultura diffusa candidato a Patrimonio UNESCO.

“Il Parlamento si sta impegnando a rilanciare l’accesso aperto alla ricerca anche attraverso la creazione di un motore di ricerca che acceda a tutti gli articoli scientifici che devono essere pubblicati entro 12 mesi su piattaforme e così cittadini e ricercatori accederanno direttamente.  C’è un’attenzione molto alta  - ha dichiarato Luigi Gallo, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati - nel distretto che vede gli Scavi di Pompei e di Ercolano, sono 9 comuni da Portici a Castellammare di Stabia  un Distretto candidato a Patrimonio Unesco. Potrebbe essere il primo Distretto di cultura diffusa che  farebbe forza anche dei siti minori e degli spazi per un nuovo modello di economia e sviluppo sociale” .  

Da oggi e fino a Venerdì 30 Novembre, Dobran riunirà a Napoli, più di 50 esperti, per presentare loro gli studi condotti in merito ai nuovi e possibili scenari in caso di un’eruzione vulcanica del Vesuvio e dei Campi Flegrei e per dibattere i temi della resilienza e sostenibilità senza limitarsi all’Italia.

Dagli italiani come il vulcanologo Claudio Scarpati con studi sulla Resilienza umana nell’area vulcanica napoletana,  Giuliano Panzadell’Università di Trieste ed Accademico dei Lincei, sulla Valutazione del rischio sismico, Concettina Nunziata e Antonio Formisano dell’Università Federico II di Napoli  sulla valutazione della pericolosità  e del rischio sismico di Napoli e dintorni,  ma numerosi ricercatori stranieri come Rocio e Maria Ortiz dell’Università di Siviglia che illustrerà uno studi sulla Conservazione preventiva dei Beni Culturali, Andrea Young delBrazilian National Center for Monitoring and Early Warning of Environmental Disasters, São Jose dos Campos Brazil che presenterà uno studio su come realizzare la transizione delle città e pianificazione urbana a cause del cambiamento climatico  ed ancora il indiano Rohid Magotra sullo sviluppo urbano sostenibile e resiliente ai disastri per 10 città in India.