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La proposta di un olio Italico, miscela di extra vergini di diversa origine con patente d'italianità, ha suscitato un vespaio di polemiche, surriscaldando ancor di più questa estate.

La mia idea su tale progetto non è cambiata da quando ne scrissi la prima volta, nel novembre 2016. Se è vero che “il prodotto 100% italiano commercializzato in Italia ha solo l’8% di quota di mercato”, come dichiarato dal Presidente Federolio Francesco Tabano a ItaliaOggi, non vedo perchè debba venire sacrificato e, soprattutto, sull'altare di quali interessi.

Non entro ulteriormente nel merito, essendo stato sviscerato da tanti commenti e comunicati, né nel gioco delle smentite e controsmentite che hanno solo dato ulteriore vitalità alla diatriba. 

E' evidente che l'accordo serve tanto a Unaprol/Coldiretti per vendere l'olio che alcune sue organizzazioni dei produttori hanno in giacenza, quanto alle imprese di Federolio per avere una copertura agricola alla loro attività tipicamente industriale.

Quello che stupisce è la tempistica dell'annuncio: il 28 giugno.

Tradizionalmente questo genere di eventi, per ottenere il massimo effetto mediatico, vengono programmati nell'imminenza o durante la campagna olearia.

Perchè tanta fretta nel far sapere che il prezzo dell'olio nazionale per la prossima campagna olearia sarà di 4,3 euro al chilogrammo?

Per capirlo occorre guardare oltreconfine e sapere che proprio in queste settimane si svolgono le trattative per le forniture di olio extra vergine di oliva nelle catene della Grande Distribuzione, specie statunitensi.

In netto vantaggio, fino all'annuncio dell'intesa Federolio/Coldiretti, apparivano i leader di mercato, per lo più affiliati ad Assitol, sulla base di prezzi all'ingrosso di 4,6-4,8 euro al chilogrammo per l'olio extra vergine di oliva nazionale.

Il prezzo di 4,3 euro al chilogrammo, fissato nell'accordo di filiera, ha però sparigliato le carte, innescando una vera e propria guerra commerciale a suon di ribassi, per di più in un'annata che si preannuncia di scarica per l'olivicoltura italiana.

Anzichè fare cartello per tenere sostenuto il prezzo dell'olio nazionale, insomma, si è fatto l'esatto contrario.

Da applausi!

Autolesionismo allo stato puro.

Non mi stupisco più di divisioni e lotte intestine, ma ho ancora la forza di indignarmi di fronte all'ipocrisia di chi strepita e schiamazza contro lo strapotere della Grande Distribuzione, salvo poi favorirla con guerre commerciali da cui non possiamo che uscire perdenti.

Dividersi in guelfi e ghibellini fa parte del carattere italiano ma almeno, una volta, si faceva fronte comune contro il “nemico”.

Ora neanche più quello.

Tanto a morire non sono i generali, a qualsiasi bandiera appartengano, ma le truppe: olivicoltori e frantoiani.

L'unica speranza, oggi, è che la smentita ufficiale dei Coldiretti abbia segnato il definitivo de profundis dell'olio Italico e che non vi siano ulteriori guerre sul prezzo dell'extra vergine.

Solo allora, certi di aver toccato il fondo, si potrà pensare alla risalita.