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INTERVISTA A TOTO CUTUGNO - Da "Mi ritornano in mente" - FAREMUSIC

di CLEMENTINA LEONE

"Ma quanti amori, quali amori con il coraggio e la paura di volersi bene, amori fragili che vanno via, quelli in cui soffri solamente tu e gli altri a dire:"cosa vuoi che sia". Che bello  tenere in mano quel magico strumento che materializza le parole rendendole visibili sul foglio bianco…!

La punta della penna che scivola sulla carta come piuma sulla seta, per imprimerne i pensieri e mettere a fuoco ciò che nella mente potrebbe essere lieve, evanescente come fumo… Le lettere poi, sembrano accorciare le distanze tra amiche o fidanzati lontani e non solo. Quando manca a volte, il coraggio di parlare le stesse prendono forma, diventando chiare idee. Scrivere è come sfiorarsi, un modo per sentirsi vicini, quando fisicamente non è possibile. La scrittura è uno dei linguaggi del cuore, una sorta di autoritratto dell’anima. Il foglio usato come tela bianca che attende il pennello intriso di colore per darle vita animandola con immagini pronte a raccontare con l'aiuto della fantasia le proprie storie. La scrittura parla di noi non solo attraverso il contenuto ma anche grazie alla forma… Questo era il vero Totò Cutugno, morto a 80 anni. Di lui resteranno canzoni come "Gli Amori" che hanno fatto il giro del mondo, e "L'italiano", brano del 1983. "Dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi''.    Esponente della musica italiana più noto in tutto il mondo, cantautore che ha saputo portare la semplicità e la tradizione della canzone italiana anche all'estero, un artista dalla straordinaria carriera che continuerà a ispirarci e unirci". È questo l'annuncio ufficiale delle casa discografica Carosello Records ed Edizioni Curci.  Quindici partecipazioni al festival di Sanremo all'attivo (con una storica performance nel 1990 in coppia con Ray Charles), autore di hit amatissime anche all'estero, da L'Italiano a Il tempo se ne va, La mia musica, Solo noi, per citarne solo alcune. Cutugno è stato un vero uomo di spettacolo, capace di passare con estrema disinvoltura dal cantautorato alla conduzione televisiva (nel 1987 fu alla guida di una fortunata edizione di 'Domenica In'). "Ciao Toto!... scrive il grande Celentano, ricordo ancora continua lo stesso, che eravamo in macchina... una cinquecento credo, e tu insistevi perché io incidessi 'L'italiano'. Una superbomba appena ultimata la notte prima che ci vedessimo". 'Non ho dormito' -mi dicesti - 'pensando al successo che faremo, tu come interprete, e io come autore', il brano era davvero Forte!!! Ma ciò che più di tutto mi frenava era proprio la frase piu' importante: 'Io sono un italiano vero'. Una frase oltretutto insostituibile, in quanto è proprio su questa che si regge l'intera impalcatura di quella grande opera.  E io sentirmi pronunciare: 'sono un italiano vero' mi sembrava di volermi innalzare.  Lui non credeva alle sue orecchie: 'ma non capisci che è proprio questo il punto, io l'ho scritta pensando a te, perché tu sei davvero un italiano vero'. 'Si lo so' - gli dissi io - 'però non mi va di dirlo io…'. Non sempre ma a volte la troppo scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale. Però nonostante tu l'abbia cantata come l'avrei cantata io, oggi, se la dovessi ricantare la canterei esattamente come l'hai cantata tu! Eri e rimarrai, un grande indimenticabile! Ti voglio bene. Adriano", conclude Celentano.

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