Misterioso, aleatorio, sfuggente. È Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione, uno dei maestri della Scuola Veneta che, nonostante la grande popolarità che ebbe in vita, resta una delle figure più enigmatiche della storia della pittura occidentale. Vissuto in pieno Rinascimento ma capace di anticipare la pittura moderna, è lui il protagonista dell’ultimo volume della collana d’arte del gruppo Menarini.

La monografia, a cura di Silvana editoriale, verrà presentata domani alle 18:00 all’Ateneo Veneto di Venezia alla presenza dell’autore, Giovanni Carlo Federico Villa.

Della breve vita di Giorgione restano poche tracce: è citato in pochissimi documenti d’archivio e le sue opere documentate sono solo quattro, mentre la maggior parte sono di attribuzione incerta. Sono profonde, invece, le tracce lasciate nell’arte italiana. Ricche di simbologie spesso misteriose, risentono delle richieste dei ricchi e raffinati committenti della Laguna. “Giorgione - spiega Villa - è colui che, come si vede nel ‘Fregio delle arti liberali e meccaniche’, meglio di altri rappresenta il senso profondo del dialogo tra umanesimo e scienza, come traspare anche da ‘I Tre filosofi’, dai complessi significati allegorici. Dedicare un volume a Giorgione significa scegliere un artista rappresentativo dello spirito scientifico e della ricerca, che è nelle radici stesse di Menarini. Un autore che non si ferma nella sua ricerca ma elabora costantemente qualcosa di nuovo. È così che sperimenta la pittura tonale: nei suoi dipinti e affreschi, la morbidezza della luce illumina figure che perdono i contorni”.

Dalla data al luogo preciso di nascita, le notizie intorno a Giorgione sono molto scarse. “Quello che sappiamo per certo è che, in un arco di carriera poco più che decennale – prosegue Villa – Giorgione raggiunge una notevolissima fama, rimasta immutata nei secoli. Attento ai dibattiti filosofici del tempo, impara da Giovanni Bellini e da Giovan Battista Cima da Conegliano per giungere a una sintesi di musicale lirismo, immergendo corpi e paesaggio in una luce morbida e densa, capace di connettere ogni contorno. Fondendo, l’uno nell’altro, ombre e cromie”. E il paesaggio diviene protagonista: raffigurato con attenzione ai particolari, diventa quasi più importante delle figure che vi sono incastonate, come si vede bene ne ‘La Tempesta’, conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il soggetto è il lampo che squarcia il cielo. Questa riproduzione drammatica delle forze della Natura si avvicina alla nostra sensibilità, distanziandosi dall’idilliaca armonia rappresentata da Raffaello o da Botticelli.

Giorgione è un artista esemplare di quel dialogo tra Umanesimo e Scienza che da oltre mezzo secolo Menarini esplora e propone al più ampio pubblico. Il volume conferma il legame tra il gruppo farmaceutico e l’arte, in particolare quella del Rinascimento. Iniziate nel 1956, le prime pubblicazioni si erano concentrate sui grandi temi della cultura europea, dall'arte greca a quella etrusca e romana. Poi, negli anni Sessanta, hanno cominciato a orientarsi verso la pittura italiana, nell’intenzione di raccontare a un pubblico di non addetti ai lavori la grande arte del Rinascimento e non solo, facendone scoprire protagonisti noti e meno conosciuti. Le monografie, capaci di collegare vita e opere degli autori, mettendone in rilievo l’evoluzione dell’aspetto umano e artistico, hanno così spaziato da Michelangelo, Caravaggio e Raffaello a Beato Angelico, Artemisia Gentileschi e Antonello da Messina.

“Menarini, con il volume su Giorgione, continua a celebrare l’arte italiana in tutto il mondo” - spiegano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del CdA di Menarini – “Proprio per far conoscere i maestri italiani anche all’estero, oltre alla storica collana d’arte, il Gruppo continua anche il progetto digitale Menarini Pills of Art. Ad oggi, sono state pubblicate su YouTube, in otto lingue, più di 600 video pillole d’arte, con 28 milioni di visualizzazioni”.