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enzo buonaLE TRE PIU' FAMOSE "CUNCETTA" NAPOLETANE, DONNE SIMBOLO DI UN POPOLO MAI STATO LIBERO

Donna Cuncetta è un brano strepitoso di Pino Daniele: emblema della saggezza, di chi sa che bisogna ormai uscire da un atavico stato di paura, scendere in strada per combattere per la propria dignità. Un popolo che trasuda umanità.ma che per secoli ha camminato radente i muri, come fanno le zoccole, animale schifoso ma furbissimo, perfetta allegoria dell’istinto primordiale di sopravvivenza.Un popolo che non ha mai amato i cambiamenti, le novità” dove in tutta la sua storia, solo due volte è arrivata la rivoluzione, nel 1647 con Masaniello e nel 1799 con Eleonora Pimentel Fonseca. Ed entrambi furono uccisi, segno  di una Napoli con  una “logica lineare” e non vuole forzature. 

Donna Cuncetta, però dice di essere stanca per tutto quello che ha vissuto, per il tempo che è trascorso senza avere assistito ad alcun mutamento (mo' ca so' vecchia e dormo nun pozzo cchiù fà' niente so' na pezza 'mmano a gente e tengo mente) ma è certa che esistono le potenzialità per rinascere attraverso le nuove generazioni a cui si rivolge con speranza (ma s'je fosse guaglione, je fosse capurione e quando vott'o viento dic'a mia). Interessante il parallelo tra la donna e il popolo napoletano: la donna come simbolo della riscossa ed anche occasione di parlare di chi si porta appresso un ampio e pesante bagaglio storico di cui vorrebbe tutto sommato liberarsene con un gesto di fantasia. “Donna Concetta parlate, non abbiate paura di esprimervi, siete ormai esperta della vita (il tempo delle ciliegie è già finito). Bellissima l’immagine del tuppo nero, di quella acconciatura con capelli raccolti tipo chignon, metafora di tutte le paure di un popolo spesso ingenuo, che sta sempre in guardia, che quindi decide, di camminare sotto il muro per evitare altre fregature. Forse la definizione più moderna mai proposta del popolo napoletano, questo cantare il sentimento della libertà in modo così intimo ma che non indulge nell’intimismo. Caso o no, Donna Cuncetta è anche il nome di due altre famose Cuncette napoletane. La prima, la «capa che suda» al cimitero delle Fontanelle il cui teschio è rinomato in quanto tenuto diversamente rispetto agli altri: mentre questi ultimi son tutti ricoperti di polvere, la capuzzella di Donna Concetta è sempre ben lucida. Essa dispensa grazie e l’unico modo per sapere se saranno esaudite è quello di toccare la testa e vedere se la propria mano si bagna. La seconda Cuncetta famosa è la moglie di Luca Cupiello, a cui non piaceva il presepe, anche lei avanti con l'età. Pragmatica e diretta, il simbolo di chi sopporta tutte le piccole e grandi difficoltà della famiglia quantunque poi sopraffatta anch’essa come il marito da tutti questi carichi, che spezzeranno l'apparente sua forza e le causeranno crolli emotivi. Tre Cuncette che descrivono l’anima e il “carattere” di un popolo, capace di trasformare anche le situazioni più drammatiche in occasioni di spiritualità, quantunque troppo spesso avviluppate in una fede popolare che ha condannato Napoli per secoli all’immobilità. La speranza allora è che arrivi dai giovani l’energia e la consapevolezza che solo lottando si può cambiare un destino pesante e scrivere una nuova pagina del meridione, un vento caldo, nuovo: nù viento é terra!!! Perché Napoli esiste solamente se si libera davvero da tutte le paure di un popolo per secoli suddito e che ha camminato sotto ‘o muro. Chiove 'ncoppa a 'sti palazze scure, 'Ncoppa 'e mure fracete d'a casa mia, Tutt'attuorno l'aria addora 'e 'nfuso,Chi song'io Ce cammine 'mmiezo 'a via, Parlanno 'e libertà, Stà durmenno senza tiempo, 'Nu ricordo ca nun penzo cchiù, Ma che succede, io sto' chiagnenno Penzanno a 'o tiempo ca se ne va, E cammine 'mmiezo 'a via Parlanno 'e libertà. Concludeva in Libertà nell’album Terra mia, Pino Daniele.

Enzo Longobardi

docente di marketing turistico e local development

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