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L'universo dell'editoria italiana è variegato e ricco di spunti. Se focalizziamo la nostra attenzione nell'ambito della produzione campana, che si ritaglia uno spazio di tutto rispetto, meritano senz'altro una citazione, Giuseppe Bianco e il suo prossimo lavoro. 

L'autore 

Lo scrittore caivanese ha conseguito molti riconoscimenti letterari per i racconti premiati in vari concorsi nazionali. È già stato direttore editoriale di una casa editrice. Lungo il suo percorso letterario, ha pubblicato tre libri: "Lungo la strada del tempo" (Edizioni Spartaco, 2001), "Chiedilo all'amore" (Albus Edizioni, 2007) e "Figli di uno schizzo" (Homo Scrivens, 2017), che segna il ritorno dopo una lunga distrazione. 

Il libro 

A seguito di un lavoro lungo e meticoloso, l'autore ha posto in essere la sua ultima opera: "Linfinita storia delle piccole cose" (L'Erudita, 2018), la cui uscita è prevista per metà novembre. Il titolo è nato da un'attenta osservazione della realtà e dall'amara consapevolezza che "l'essere" è rimasto  indietro. Al di là del colore, della razza, della religione, le persone vengono manipolate nel corpo e nei pensieri da un sistema che ammette solo le ragioni del profitto e del potere. Le persone purtroppo vengono trattate come cose, non come uomini, donne o bambini, ma cose. Il nucleo fondante del testo è il viaggio, che affrontano undici personaggi, tra la realtà, il sogno ed il fantastico alla ricerca di un mondo più gratificante e giusto. In quasi tutti i racconti il pessimismo sembra prendere il sopravvento. Un paesaggio privo di luce, là dove quella luce rappresenta la speranza, senza la quale non vi sarebbe che disperazione. I personaggi lottano in ogni modo contro la rassegnazione al fine di ottenere un riconoscimento delle proprie qualità umane. "Dobbiamo batterci contro nemici invisibili: l'ipocrisia, l'invidia, la meschinità" è una delle frasi più significative presenti nel libro. Nemici invisibili, ai quali i protagonisti del racconto prendono le misure e che tentano in ogni modo di sopraffare, non ultimo l'alienazione, che è il male supremo per gli esseri umani. Quest'ultima è la degradazione massima dell'uomo, dove perdono ogni valore la mente e lo spirito, portando così a tacere una delle doti più propriamente caratterizzanti l'essere umano, ovvero la creatività. Uno degli spunti erto a paradigma di riflessione è l'analisi del tempo, del suo inestimabile valore. Nel racconto "Il valzer delle ore perdute" si legge: "C'è sempre tempo fin quando ti accorgi di non averne più". Non è una visione eraclitea del tempo, ma un desiderio di dare ad ogni attimo della vita un significato e un valore. I personaggi si calano all'interno di undici racconti, i quali seguono un'unica direttrice, quella di approfondire il rapporto tra l'uomo ed i suoi sogni, le sue speranze e le sue paure. Sono racconti a volte crudamente calati nella qualità e che, in alcuni casi, vengono proiettati in una dimensione onirico fantastica, ma sempre pregni di un'umanità che costituisce il fulcro del racconto e un'occasione per la catarsi dalla banalità del nostro tempo. Un testo che in molto lettori attendono, ansiosi di conoscere l'ultimo lavoro della vena letteraria dell'autore napoletano.

L'universo dell'editoria italiana è variegato e ricco di spunti.

Se focalizziamo la nostra attenzione nell'ambito della produzione campana, che si ritaglia uno

spazio di tutto rispetto, meritano senz'altro una citazione, Giuseppe Bianco e il suo prossimo lavoro.

 

L'autore

Lo scrittore caivanese ha conseguito molti riconoscimenti letterari per i racconti premiati

in vari concorsi nazionali. È già stato direttore editoriale di una casa editrice. Lungo il suo

percorso letterario, ha pubblicato tre libri: "Lungo la strada del tempo" (Edizioni Spartaco, 2001),

"Chiedilo all'amore" (Albus Edizioni, 2007) e "Figli di uno schizzo" (Homo Scrivens, 2017), che segna

il ritorno dopo una lunga distrazione.

 

Il libro

A seguito di un lavoro lungo e meticoloso, l'autore

ha posto in essere la sua ultima opera: "Linfinita storia delle piccole cose" (L'Erudita, 2018),

la cui uscita è prevista per metà novembre. Il titolo è nato da un'attenta osservazione della realtà

e dall'amara consapevolezza che "l'essere" è rimasto indietro. Al di là del colore, della razza,

della religione, le persone vengono manipolate nel corpo e nei pensieri da un sistema che ammette

solo le ragioni del profitto e del potere. Le persone purtroppo vengono trattate come cose, non come

uomini, donne o bambini, ma cose. Il nucleo fondante del testo è il viaggio, che affrontano undici

personaggi, tra la realtà, il sogno ed il fantastico alla ricerca di un mondo più gratificante e

giusto. In quasi tutti i racconti il pessimismo sembra prendere il sopravvento. Un paesaggio privo di

luce, là dove quella luce rappresenta la speranza, senza la quale non vi sarebbe che disperazione.

I personaggi lottano in ogni modo contro la rassegnazione al fine di ottenere un riconoscimento delle

proprie qualità umane. "Dobbiamo batterci contro nemici invisibili: l'ipocrisia, l'invidia, la

meschinità" è una delle frasi più significative presenti nel libro. Nemici invisibili, ai quali i

protagonisti del racconto prendono le misure e che tentano in ogni modo di sopraffare, non ultimo

l'alienazione, che è il male supremo per gli esseri umani. Quest'ultima è la degradazione massima

dell'uomo, dove perdono ogni valore la mente e lo spirito, portando così a tacere una delle doti più

propriamente caratterizzanti l'essere umano, ovvero la creatività. Uno degli spunti erto a paradigma

di riflessione è l'analisi del tempo, del suo inestimabile valore. Nel racconto "Il valzer delle ore

perdute" si legge: "C'è sempre tempo fin quando ti accorgi di non averne più". Non è una visione

eraclitea del tempo, ma un desiderio di dare ad ogni attimo della vita un significato e un valore.

I personaggi si calano all'interno di undici racconti, i quali seguono un'unica direttrice, quella di

approfondire il rapporto tra l'uomo ed i suoi sogni, le sue speranze e le sue paure. Sono racconti a

volte crudamente calati nella qualità e che, in alcuni casi, vengono proiettati in una dimensione

onirico fantastica, ma sempre pregni di un'umanità che costituisce il fulcro del racconto e

un'occasione per la catarsi dalla banalità del nostro tempo. Un testo che in molto lettori attendono,

ansiosi di conoscere l'ultimo lavoro della vena letteraria dell'autore napoletano.