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Parole per Leo 18 Settembre 2008 2018

A dieci anni esatti dalla sua morte, avvenuta a Roma il 18 settembre 2008, a Vallo della Lucania, a Gioi Cilento e a Marigliano è stato ricordato il protagonista del teatro di ricerca in Italia, l’attore e regista, lo sperimentatore e tessitore di intrecci fra cultura “alta” e quella popolare, con una coraggiosa ed orgogliosa impronta meridionale, Leo de Berardinis (Gioi SA, 3 gennaio1940-Roma, 18 settembre 2008).

Iniziò la sua carriera artistica nei primi anni ‘60, con Carmelo Bene insieme realizzò nel 1968 un famoso allestimento del “Don Chisciotte”. De Berardinis è stato fondatore del “Teatro di Leo” e del “Teatro di Marigliano” ed uno degli animatori della Cooperativa Nuova Scena negli anni Novanta. Negli ultimi anni della sua attività ha diretto, a Bologna, il Teatro San Leonardo; a Salerno, il Teatro Verdi; ed infine il Festival del Teatro di Sant’Arcangelo di Romagna.

“Parole per Leo” questo è il titolo dato all’evento commemorativo promosso da Velia Teatro, in collaborazione con il Comune di Vallo della Lucania, dove c’è il Teatro “Leo de Berardinis”, unico in Italia a lui dedicato, e il Corriere del Mezzogiorno. Nella mattinata del 18 settembre c’è stato un incontro con le scuole e la visita alla mostra esclusiva, grazie alla disponibilità e alla presenza di Carola de Berardinis, figlia di Leo.

Il pomeriggio è iniziato con la proiezione di alcuni memorabili lavori cinematografici di Leo de Berardinis: “A Charlie Parker”, 1977; “Totò Principe di Danimarca”, 1990; “Atto senza parole”, 1981. Dopo i saluti del Sindaco del Comune di Vallo della Lucania, Antonio Aloia, si è tenuta, una tavola rotonda, con l’antropologo Stefano De Matteis, Enrico Fiore del Corriere del Mezzogiorno e curatore di uno speciale su de Berardinis, Giovanni Greco, docente all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, Gianni Manzella, studioso di teatro e autore della biografia di de Berardinis, Enrico Pitozzi, docente di Forme della scena multimediale presso l’Università IUAV di Venezia e Carola De Berardinis. A moderare i lavori vi era la giornalista Concita de Luca. In suo ricordo, a Gioi, paese di nascita in provincia di Salerno, c’è stata, in Piazza Andrea Maio alla presenza della figlia Carola e della sorella Annamaria, l’intitolazione della via e lo scoprimento della lapide nei pressi della casa natìa.

A Marigliano alle ore 19.30 è stata celebrata una messa a suffragio per volontà dell’Associazione “Velia Teatro”. La famiglia, l’Associazione culturale “Oltremarigliano” e gli amici lo hanno ricordato con le sue stesse parole stampate sulla locandina che invitava la Cittadinanza a partecipare: “Il teatro è veramente lo specchio profondo del tempo, dove l’uomo riflette se stesso, non per fermarsi nella fissità della propria forma, ma per scrutarsi, allenarsi, come un danzatore”.

Fra i pochi presenti, nell’antica Chiesa Collegiata S. Maria delle Grazie, insieme al giornalista e sociologo Antonio Castaldo, vi era la studiosa mariglianese, Lucia Fama, laureatasi sul “Teatro di Leo de Berardinis” che avrebbe gradito dare un suo contributo, cosa non possibile perché nessun intervento era previsto se non l’esclusiva celebrazione eucaristica. Il parroco, Don Baldo Lombardi, nella sua omelia, alla luce del Vangelo ha interpretato l’esperienza terrena, umana ed artistica, di Leo de Berardinis come segnata da “Compassione, Follia e Libertà” il quale a Marigliano produceva l’invito agli ultimi ad “alzarsi”, nella dignità e vitalità dello stare in piedi, come nella miracolosa chiamata di Gesù al figlio morto della vedova di Naim: “Giovinetto, dico a te, alzati!”. Su You Tube le immagini di antropologia visuale del sociologo Antonio Castaldo per IESUS Istituto Europeo di Scienze Umane e Sociali https://www.youtube.com/watch?v=6dWN2KiZPmg&feature=youtu.be .

Il sociologo Antonio Castaldo sottolinea «nel passaggio dalle “cantine romane” sede di stanche sperimentazioni, alla Masseria O’ Sentino di Marigliano, a ridosso della Vasca, avamposto di ricerca e intervento nel corpo vivo e pulsante di una realtà per metà contadina e metà urbanizzata, già con un piede nel mutamento sociale territoriale innescato dalle fabbriche, soprattutto quella automobilistica dell’Alfa Sud, si realizza come nel pensiero di Leo de Berardinis e della sua compagna di vita e di teatro, Perla Peragallo (Roma 1943-2007), il congedo dal “teatro dell’errore” e l’ingresso al “teatro dell’ignoranza” attingendo alla cultura autoctona di Napoli e dell’Agro Nolano Pomiglianese, coinvolgendo nel “Teatro di Marigliano”, fra gli altri, più assiduamente Nunzio Spiezia, Sebastiano Devastato, Giosafatt Nocerino, Giggino Pantanijali, con le modalità espressive tradizionali e il linguaggio teatrale proprio della “sceneggiata” per le originali lavorazioni: “Compromesso Storico a Marigliano”, 1971; “O’ Zappatore”, 1972; “King Lacreme Lear Napulitane”, 1973; “Sudd”, 1974; “Avita Murì”, 1978. Anche a Marigliano, dove i resti mortali di Leo de Berardinis sono custoditi presso il Cimitero Comunale, nel decennale della sua scomparsa, c’è stata la dovuta commemorazione con una semplice e intensa cerimonia religiosa».

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